L'export del vino italiano nel 2012 registra un calo dei volumi di vendita dell'8,8%, con 21,2 milioni di ettolitri venduti, ma il valore cresce del 6,5% rispetto al 2011, arrivando a 4,7 miliardi di euro (il valore medio aumenta del 16,7%). Le elaborazioni di Assoenologi indicano quindi che le vendite hanno subito un calo, ma gli introiti sono aumentati grazie ai prezzi più sostenuti.

A trainare le esportazioni sono stati soprattutto gli spumanti con +13,8% in valore e +1,7% in volume. Le mancate vendite si sono invece concentrate nello sfuso, ma anche nei vini in bottiglia tranquilli e frizzanti. Lo sfuso lascia infatti sul terreno 1,7 milioni di ettolitri, (-20,9%), ma crescono decisamente i valori (+10,8%) per la scarsa disponibilità del prodotto.

I mercati del Far East mostrano una discreta vivacità con tassi di crescita in valore a due cifre: Singapore +13,2%, Cina +15%, Corea del Sud +28,8%, Giappone +27,7% e Hong Kong +13,0%. In crescita anche gli Stati Uniti e il Canada rispettivamente del +6,1% e del +11,3%. L’America del Nord arriva così ad assorbire il 27,5% dell’intero valore dell’export dei vini italiani. In Europa le variazioni sono più ridotte e il segno negativo caratterizza alcuni mercati come Danimarca -11,8% e Russia -15,2%.

Il direttore generale di Assoenologi Giuseppe Martelli  ritiene che "almeno fino ad aprile l'andamento delle esportazioni sarà al ribasso: la produzione 2012 in Italia è stata contenuta e questo ha spinto al rialzo gli acquisti del periodo prenatalizio di buyer ed importatori, preoccupati dal fatto che la bassa produzione avrebbe fatto ritoccare i listini. Inoltre, le vendite di prodotti agroalimentari nell'ultimo periodo dell'anno hanno risentito della crisi e il vino non ha fatto certo eccezione, con un invenduto che dovrà ora essere smaltito. Tutto ciò mette una seria ipoteca sull'andamento del mercato nel primo quadrimestre del 2013: se i magazzini sono pieni, inevitabilmente i nuovi ordini, già frenati dalla crisi economica, non potranno che rallentare".


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