Siamo il paese europeo con il più alto numero di prodotti Dop (denominazione di origine protetta), Igp (indicazione geografica protetta) e Stg (specialità tradizionali garantite).
Un gruppo numeroso che conta 299 marchi diversi, ognuno di essi in grado di garantire provenienze, materie prime impiegate, metodi di produzione.

Tutti insieme muovono un fatturato di 14 miliardi di euro. Fra i più noti alcuni grandi formaggi e poi gli oli, molti frutti e un ricco "carniere" di insaccati e salumi. Meno numerose però le carni bovine che possono vantare una precisa identità e tracciabilità.
 

Il progetto

Si colloca lungo questo percorso il progetto "Innovazione nella commercializzazione della carne bovina", realizzato nell'ambito del Psr dell'Emilia Romagna fra i progetti pilota per lo sviluppo di nuovi prodotti e tecnologie nel settore agroalimentare (Focus area 3A - DGR 227/2017), che vede come capofila operativo la cooperativa agricola Clai, in provincia di Bologna, impegnata nella produzione di carni fresche e trasformate.

Negli obiettivi del progetto, al quale partecipa il Crpa (Centro ricerche produzioni animali), quello di esaminare le caratteristiche di diversi tagli di carne bovina sottoposti a differenti tempi di frollatura.
Il successivo passaggio è la messa a punto di piatti pronti da sottoporre al giudizio del consumatore.
 

L'etichetta "intelligente"

Fra gli elementi qualificanti del progetto, la messa punto di un sistema di etichettatura che offra informazioni precise e puntuali, dal momento dell'acquisto a quello del consumo.
La scelta è caduta sulle etichette "intelligenti", capaci di offrire indicazioni complete a partire dalle caratteristiche dell'allevamento di provenienza sino alle informazioni di carattere nutrizionale.

Si tratta dei QR-code, che inquadrati con un telefonino di ultima generazione portano in automatico al sito che descrive i dettagli del prodotto.

Per raggiungere questo risultato si parte dalla raccolta di tutti i dati della filiera produttiva, dall'allevamento al macello.
Informazioni la cui utilità non si ferma al prodotto finito, ma coinvolge anche gli allevamenti dai quali proviene la materia prima.

Le prove consentiranno infatti di fornire alle aziende zootecniche risposte puntuali sull'efficacia degli investimenti adottati al fine di migliorare la qualità.
 

Il futuro

La filiera delle carni bovine deve però darsi obiettivi più ambiziosi, come la certificazione delle produzioni di eccellenza, ad esempio con il ricorso alle tecnologie della blockchain, venute alla ribalta con le criptovalute, come i bitcoin e non solo.
Un sistema efficace e sicuro per la certificazione delle transazioni finanziarie che potrebbe rivelarsi carta vincente per la tracciabilità dei prodotti agroalimentari, la carne fra questi.

Come funziona la blockchain lo ha già spiegato AgroNotizie, ricordando che si tratta di una sorta di banca dati dove ciò che è scritto resta e lascia una traccia indelebile.
Senza necessità di intermediari a garantire il meccanismo. Perfetto per le monete virtuali, ideale per dare certezza all'identità e al percorso di un alimento.
Di esempi ancora non ce ne sono, ma molti ci stanno lavorando, fra questi alcune grandi catene di distribuzione e organizzazioni di prodotto.
 

L'esistente

Senza attendere che la blockchain faccia il suo ingresso nelle stalle, va segnalato che in Italia già esistono carni di eccellenza che possono fregiarsi del marchio di Indicazione geografica protetta, (Igp) e fra queste il Vitellone piemontese della coscia e il Vitellone bianco dell'Appennino centrale, che comprende razze importanti come la Chianina, la Romagnola e la Marchigiana.

Alle produzioni a marchio di origine si affiancano altre carni bovine, la cui valorizzazione è affidata al Sistema di qualità nazionale zootecnia, messo a punto dal nostro dicastero agricolo.

Tutte iniziative lodevoli, alle quali si aggiunge l'impegno delle tante organizzazioni degli allevatori, ognuna tesa a valorizzare il proprio operato, come il Coalvi, per gli allevatori della razza piemontese o la Carne qualità Trentino, poi l'Italia Zootecnica, con il "Consorzio sigillo italiano". E tante altre si potrebbero citare.
 

Nodi da superare

Dunque abbiamo carni bovine di grande eccellenza che meriterebbero di essere valorizzate da una più capillare distribuzione.
Per raggiungere questo risultato non basta la buona volontà degli allevatori.
Occorre farle conoscere e poi assicurarne la presenza nelle grandi catene commerciali.

Obiettivi per i quali occorrono un progetto e i soldi per sostenerlo. Uno scoglio, quest'ultimo, difficile da superare.