Dopo la sua presentazione nel dicembre dello scorso anno, il "pacchetto latte" della Commissione europea è all'esame del Parlamento e del Consiglio.

Piovono critiche dalle associazioni di categoria, Coordinamento Via Campesina e European Milk Board in testa. Con un documento congiunto, le due organizzazioni dei produttori hanno bollato come "insufficienti" per un reale rilancio del settore sia le norme proposte dalla Commissione, sia gli emendamenti presentati dall'eurodeputato nordirlandese James Nicholson, rapporteur per il Parlamento.

Anche i giovani agricoltori del Ceja hanno espresso le loro perplessità presentando una piattaforma di richieste di modifica che prevedono innanzitutto l'adozione di un meccanismo di "soft landing", di atterraggio morbido, per i produttori dopo il 2015, quando il sistema delle quote sarà definitivamente smantellato.

Un'esigenza non recepita dal testo della Commissione, ma fatta propria dal Consiglio dei ministri agricoli e dal rapporto Nicholson.


Il principio più importante contenuto nelle proposte dell'Esecutivo è la necessità di agire per rafforzare il potere contrattuale dei produttori nella filiera attraverso l'aggregazione dell'offerta, anche interprofessionale.
Ma, come si legge nel rapporto Nicholson, il "pacchetto" non specifica come fare in concreto per distribuire meglio il valore aggiunto nelle varie fasi della catena, né si fa accenno al ruolo della Grande distribuzione organizzata nelle organizzazioni interprofessionali.

Gli ostacoli di carattere tecnico da superare sono molti, ma l'impressione che si ricava dal dibattito di questi mesi è che senza interventi di sistema, cioè sulla filiera intera, l'applicazione pratica del principio del potere contrattuale rischia di avere effetti limitati e scontentare anche gli stessi produttori.

Secondo il presidente della Commissione Agricoltura del Pe Paolo De Castro, il testo dell'esecutivo va emendato per "mettere in condizione i consorzi di tutela Dop e Igp di fare una reale programmazione dell'offerta, vincolare le Organizzazioni dei produttori ad avere un'effettiva disponibilità del prodotto, accentuare il carattere interprofessionale delle Organizzazioni".

Anche il Consiglio sta lavorando su questo aspetto.

Ma la spaccatura tra gli Stati membri - Italia e Francia da un lato, Germania e Regno Unito dall'altro - potrebbe impedire sviluppi concreti.