Ieri, 2 settembre 2019, nella Borsa merci di Milano, il Pecorino romano Dop con stagionatura di 5 mesi e oltre da produttore, e alle condizioni “franco caseificio o magazzino di stagionatura, merce nuda, contenuto di grassi secondo la prescrizione di legge e Iva esclusa” è passato di mano su valori tra i 6,60 euro al chilogrammo sui minimi ed i 6,90 euro sui massimi, registrando un incremento sul prezzo dell’ultima seduta del 26 agosto dell’1,5%. Si tratta della prima novità sul prezzo all’ingrosso del Pecorino romano registrata dal mercato milanese da un mese in qua, atteso che durante tutto il mese di agosto le quotazioni si erano mantenute costanti tra 6,50 euro e 6,80 euro al chilo.
 

Produzione: -21,9% sul 2017-2018

C’è a questo punto un solo mese di tempo per portare i prezzi del pecorino a livelli tali da poter obbligare i caseifici a pagare un congruo conguaglio sul prezzo del latte all’ovile da corrispondere ai pastori sardi, secondo l’accordo dell’8 marzo scorso. Ma si è ben lontani dall’obiettivo di un prezzo complessivo da 1,02 centesimi al litro al netto di Iva.

E i malumori si sono fatti sentire già a metà agosto, con una dura nota di Coldiretti Sardegna, che faceva notare come nonostante quest’anno si sia prodotto molto Pecorino romano in meno rispetto alla campagna 2017-2018, - quantificato dal Clal in 25.389 tonnellate in tutto, pari al -21,9% rispetto alla scorsa annata lattiero casearia, i prezzi del formaggio non sono risaliti come previsto. Mentre dopo lo stanziamento di 14 milioni di euro da parte del Mipaaf, avvenuto a fine luglio, non si hanno notizie delle aste per gli indigenti, finalizzate a ritirare parte del prodotto dal mercato. Mentre all’orizzonte si profila il pericolo dei nuovi dazi - per ora solo minacciati dall’amministrazione Usa, paese destinatario di un’importante fetta di produzione di questo formaggio.
 

Prezzi del Pecorino romano e del latte ovino

Attualmente, il prezzo medio del Pecorino romano, misurato dal Clal da inizio campagna sulla Borsa merci di Milano, è di poco superiore a 6,12 euro, e risulta cresciuto di 21 centesimi rispetto ai 5,91 euro al chilo del 3 giugno.

E' quindi necessario che il prezzo medio ponderato del formaggio, calcolato da novembre 2018 a ottobre 2019, lieviti fino a 6,50 euro al chilo – come previsto dall'accordo dell'8 marzo 2019 - per poter pagare il primo scaglione di conguaglio a novembre prossimo, pari ad una maggiorazione di 2 centesimi oltre il prezzo base che è attestato, per i mesi da marzo in poi, a 0,74 centesimi al litro. Ora tutto dipenderà dalle quantità effettivamente compravendute e da come sarà operata la ponderazione di questa media e dai prezzi effettivi di mercato da oggi a fine ottobre, come previsto dall'accordo.

Secondo la griglia di corrispondenza tra prezzi del Pecorino romano e prezzi del latte ovino sardo, posta a base dell'accordo dell'8 marzo 2019 tra pastori, organizzazioni agricole e trasformatori, occorre un prezzo medio ponderato del Pecorino romano da 8,50 euro al chilo per consentire la corresponsione ai pastori di un conguaglio che porti il latte ovino sardo complessivamente a 1,02 euro al litro. E con l'annata lattiero-casearia ormai in dirittura d'arrivo tutto è affidato all'andamento del mercato del Pecorino romano di settembre e ottobre.
 

Prezzi medi mensili del Romano e raffronti con il 2018

Intanto il prezzo medio su base mensile del Pecorino romano a settembre cresce del +1,50% attestandosi a 6,75 euro al chilogrammo rispetto ai 6,53 del mese di giugno. Mentre il livello medio dei prezzi a settembre 2019 supera del 9,09% quello dello stesso mese targato 2018.