L'indice Crefis, il Centro di ricerche economiche dell'Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali, segna +6,5% su base congiunturale (cioè rispetto a maggio).
Si tratta di un dato dunque positivo che però arriva dopo mesi di variazioni sfavorevoli, tanto che il dato tendenziale, che mostra il confronto con giugno 2017, è negativo: -7,6%.
Comunque, oltre a prezzi vantaggiosi della soia, uno dei più rilevanti fattori di costo per gli allevatori, è soprattutto il mercato dei suini a trascinare la redditività.
In giugno il prezzo medio mensile dei capi pesanti da macello destinati al circuito tutelato è stato pari a 1,464 euro/kg, ovvero +6,5% rispetto a maggio. Anche in questo caso, però, il dato tendenziale è fortemente sfavorevole: -11%.
Sempre a giugno crescono le quotazioni dei suini da macello destinati al circuito non tutelato; in particolare, rispetto a maggio, i prezzi sono saliti del 9,9%, arrivando a 1,321 euro/kg.
Calano ancora le quotazioni dei suini da allevamento che toccano i valori medi mensili più bassi dall'inizio dell'anno: 3,183 euro/kg, ovvero -10,5% rispetto al mese precedente e -15,2% rispetto al 2017.
Macelli, frena la redditività
L'impennata dei prezzi dei suini da macello ha pesato sulla redditività della macellazione, che a giugno ha mostrato un calo del 3% su maggio; un risultato però ampiamente favorevole su base tendenziale (+9,7%).Dal lato del mercato, si è visto invece un andamento contraddittorio. Le cosce fresche pesanti per crudo Dop calano infatti dello 0,7% (4,548 euro/kg) su base congiunturale e soprattutto di un pesante 12,5% su base tendenziale.
Vanno meglio le cosce fresche per prodotto generico, il cui prezzo cresce del 3,8% rispetto a maggio (3,760 euro/kg) anche se segna -5,8% su giugno 2017.
È infine robusto a giugno l'incremento dei prezzi dei lombi, che nella tipologia "taglio Padova" è stato pari a +10,8% (raggiungendo i 3,513 euro/kg).
Prosciutti, mercato a due velocità
Così come a maggio, anche a giugno le perfomance economiche della stagionatura dei prosciutti tipici e dei prosciutti generici hanno percorso strade divergenti.Nell'ultimo mese, infatti, la redditività a livello congiunturale della stagionatura del Parma Dop pesante è scesa del 2,2%; mentre lo stesso dato è risultato positivo (+1,2%) per i prosciutti pesanti non tutelati. Una dicotomia che risulta evidente anche a livello tendenziale, con dati negativi sia per i prosciutti a denominazione di origine protetta che per i generici, ma con valori molto diversi, rispettivamente pari a -20,8% e -2,6%.
Viste questa dinamiche, non sorprende che per il gap di redditività tra i prosciutti pesanti Dop e non Dop scenda a +8,2%, un valore basso che diventa pesantemente negativo (-20,2%) nel caso del differenziale tra prodotti leggeri.
Segnali preoccupanti
Anche in questo caso, a gravare sulla performance economica è stato il mercato. A giugno le quotazioni del Prosciutto di Parma pesante sono calate ulteriormente (-2,2%) arrivando a 9,513 euro/kg, con una variazione tendenziale preoccupante: -8,1%."La conferma di dati negativi relativi al mercato dei prosciutti crudi Dop – sostiene Canali – è un segnale preoccupante per tutta la filiera: anche se per ora gli effetti sul mercato dei suini pesanti non si sono ancora visti, è necessario prestare la massima attenzione all'attività di programmazione produttiva".
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Fonte: Crefis