I dati diffusi dalla recente assemblea di Assolatte, l'associazione che riunisce la gran parte delle industrie del settore, lasciano immaginare un consumatore più consapevole e attento a cosa mette in tavola quando si tratta di latte e formaggi.

Prendiamo il caso del latte a lunga conservazione, quello con la denominazione Uht. Nel corso del 2017 i consumi di questa tipologia di prodotto si sono fermati a 781 milioni di litri, con un calo del 3,8%.

Chi non ha voluto rinunciare alla comodità di una lunghissima scadenza, anche di mesi, si è rivolto al latte a durabilità prolungata, il cui consumo è salito a 157 milioni di litri, con un aumento dello 0,7%. Una scelta che sembrerebbe privilegiare il prodotto di maggiore qualità.


Troppe bugie

Se così fosse, avremmo dovuto assistere al contempo a un aumento del consumo di latte fresco, magari di alta qualità. Ma si sa, il mercato non brilla per razionalità.
Non si spiega diversamente la caduta del consumo di latte fresco, sceso a 339 milioni di litri, con un crollo di ben il 5,3% rispetto all'anno precedente. Se l'analisi si sposta agli ultimi cinque anni il calo è ben più sensibile, e si aggira sul 30% complessivo.

Quali sono le motivazioni di questa caduta dei consumi?
Come è accaduto per la carne, anche il latte è vittima di una serie di fandonie (c'è chi le chiama fake news), tese a screditarne il valore nutrizionale e l'importante contributo alla salute dell'uomo.

Laddove esistono reali esigenze di salute, il latte è stato semmai capace di "specializzarsi", privandosi del lattosio, una tipologia, questa dei delattosati, che in soli tre anni è cresciuta del 38%.
 

I bastoni fra le ruote

Non sono però le fake news la maggior preoccupazione dei protagonisti della filiera del latte.
Complessità burocratiche, lentezza della giustizia, ritardo infrastrutturale, costo dell'evasione fiscale, abnorme carico fiscale, sono alcuni degli ostacoli che il settore deve affrontare.

Lo ha ricordato il presidente di Assolatte, Giuseppe Ambrosi, che in un passaggio del suo intervento ha affermato che "talvolta sembri incredibile come le nostre imprese riescano a sopravvivere e addirittura a crescere in un contesto come quello italiano, privo di una vera politica industriale".
 


Ci salva l'export

Senza questi freni c'è da chiedersi di quali risultati sarebbe altrimenti capace il nostro settore lattiero caseario. A dispetto di questi ostacoli, il 2017 si è infatti chiuso con un ennesimo record sul fronte delle esportazioni di formaggi.

I dati riportati in occasione dell'assemblea di Assolatte parlano di oltre 400mila tonnellate di formaggi esportati, per un valore complessivo di circa 2,6 miliardi di euro, l'87% del valore dell'export di tutto il comparto.

Numeri che collocano l'Italia tra i maggiori esportatori di formaggi nei paesi fuori dai confini della Ue, con un valore che supera quello delle esportazioni di Germania e Francia.
Significativa la crescita complessiva realizzata nel 2017 rispetto all'anno precedente, con un più 10%.


Mozzarella, avanti tutta

Fra i protagonisti di questa crescita nell'export figura la mozzarella, che nel corso del 2017 ha conquistato le preferenze dei mercati stranieri, che ne hanno assorbito il 10% in più rispetto all'anno precedente. Significative le performance della mozzarella di bufala campana, che ha destinato un 30% della produzione all'export.

Non meno importanti i risultati conseguiti dalla mozzarella sul mercato interno.
Nel 2017 la produzione ha superato le 313mila tonnellate, per un valore complessivo di 1,7 miliardi di euro.
Dinamico anche il segmento della mozzarella di bufala, che sfiora le 50mila tonnellate, con un aumento dello 0,5%.
 

Il ruolo dei 'big'

Ma sono in particolare i formaggi a lunga stagionatura, espressione della tradizione lattiero casearia italiana, a svolgere il ruolo di principali protagonisti.

Fra questi, il Grana Padano e Parmigiano Reggiano risultano i prodotti con la più alta percentuale di consumatori abituali.
In crescita per questi formaggi gli acquisti complessivi effettuati nella distribuzione moderna, che segna un più 0,6%.


Avanti, a dispetto di tutto

Nonostante la difficile situazione sul mercato interno, solo in parte bilanciata dai buoni risultati sul fronte dell'export, l'assemblea di Assolatte si è chiusa con un messaggio positivo.

"Le imprese del settore - si legge in un documento conclusivo - si rimboccano le maniche e lavorano per continuare a crescere nello scacchiere internazionale e ad assicurare lavoro e futuro alle oltre 100mila persone impiegate negli stabilimenti che l'industria lattiero casearia ha realizzato e fa funzionare in tutta Italia".