In Germania soffia ancora la crisi del lattiero caseario, che sta modificando le propensioni agli investimenti e addirittura aprendo la strada alla soccida come modalità di allevamento.
Un fenomeno che, per ora, sembra essere estraneo al sistema zootecnico italiano, dove il rapporto di soccida è diffuso nella suinicoltura ed è ormai prevalente nell'avicoltura.

Secondo un sondaggio, realizzato su scala nazionale dall'azienda AgriDirect Deutschland GmbH, che ha coinvolto circa 12mila produttori lattiero caseari con un minimo di cinquanta capi di bestiame, è emerso che la percentuale di investimento degli allevatori è scesa dal 7,9% del 2015 al 6,9% dello scorso anno.
Chi investe di più per l'impiantistica dedicata al "milking" sono le aziende che gestiscono tra i 100 e i 200 animali. Sotto tale soglia la propensione ad investire diminuisce. In base al sondaggio, pubblicato da Agrarheute, solo il 3,9% dei produttori con un patrimonio zootecnico compreso tra trenta e cinquanta vacche punta ad investire. Percentuale che sale al 5,3% di quelli che possiedono tra i cinquanta e i settanta capi.

Robot über Alles
Oltre la metà (52,8%) dei produttori intenzionati a investire nel segmento della mungitura sarebbero orientati alla soluzione dei robot; il 18% alla realizzazione di una sala a spina di pesce e il 6,7% per una sala di mungitura side-by-side.

Perse 4mila aziende in un anno
Gli allevatori in Germania sono molto preoccupati. I dati dell'Ufficio federale di statistica evidenziano la chiusura di 4mila allevamenti da latte tra novembre 2015 e novembre 2016. Si tratta di una débâcle del 5,6%, molto di più rispetto a indirizzi zootecnici diversi.

Intanto, l'associazione dei produttori di latte tedeschi (Bdm) è convinta che le condizioni dei produttori non miglioreranno in maniera significativa. Le ultime quotazioni, dalle polveri al latte, dal siero al burro, fino ai formaggi Gouda ed Edamer hanno perso terreno (fonte: Clal.it).

Certamente il prezzo del latte sarà superiore a quello del 2016, senza dubbio nella prima metà dell'anno e l'associazione dell'industria lattiero casearia prevede per il 2017 un prezzo medio pari a 32 centesimi al litro, dopo che lo scorso anno, in alcune regioni, era stato inferiore ai 20 centesimi.

Verso nuove forme di soccida?
Un prezzo alla stalla pari a 32 centesimi al litro non consentirebbe tuttavia una ripresa e addirittura, secondo il sindacato di rappresentanza, non consentirebbe l'esdebitamento delle imprese agricole dai prestiti contratti durante la crisi del comparto.
"In difficoltà ci sarebbero - ha dichiarato il portavoce della Bdm Hans Foldenauer - oltre 17mila aziende, cioè almeno un quarto dei produttori di latte della Germania. Sono, in particolare, aziende che hanno investito e che non possono abbandonare la produzione, ma che saranno costrette a cedere la propria attività a un investitore, a una banca o a una latteria, diventando così una sorta di lavoratori subordinati, imprenditori non più in grado di decidere autonomamente".

Una dinamica che solamente una ripresa del prezzo del latte più marcata potrebbe frenare. La preoccupazione del sindacato è che gli allevatori, per uscire dalla crisi, cadano nell'errore già commesso nella fase successiva alla liberazione del mercato dal vincolo delle quote, producendo cioè di più.
Tuttavia, la ripresa del mercato lattiero caseario che si è avuta nella seconda parte del 2016 è stata innescata dal rallentamento delle produzioni di latte e dagli aiuti anticrisi assegnati dall'Unione europea (i famosi 14 centesimi per litro di latte non prodotto), ai quali si sono rivolti circa 11mila produttori.

Proteste in Europa
Da Milano (gli allevatori di Copagri) a Bruxelles (nei giorni scorsi, dove i manifestanti hanno gettato latte in polvere contro l'edificio che ospita il Consiglio), intanto, gli allevatori sono scesi in piazza per protestare contro la crisi del settore.

La risposta di Hogan
Il commissario all'Agricoltura dell'Ue, Phil Hogan, ha affermato che "è difficile comprendere i motivi di fondo che hanno portato alle proteste organizzate, anche perché da agosto del 2016, il prezzo del latte abbia registrato un aumento del 25%, almeno in parte grazie ai provvedimenti adottati dalla Commissione".

Il commissario irlandese ha affermato comunque di "riconoscere la fragilità del mercato", ma che il mercato era migliorato.
"Il prezzo medio oggi è più alto - ha precisato Hogan - o quantomeno è più alto nella maggior parte degli Stati membri, rispetto al mese di gennaio del 2015".

A novembre del 2016, il dato più recente disponibile degli euro-burocrati, all'interno dell'Unione europea il prezzo medio di un litro di latte si aggirava intorno a 32 centesimi, mentre la scorsa estate era al di sotto dei 26 centesimi.