Pacchetto latte e pacchetto qualità. Sono questi i nomi di due atti legislativi comunitari ormai prossimi a trasformarsi in regolamenti, e come tali da subito applicabili in tutti i Paesi della Ue. Mentre i riflettori sono tutti puntati sulla riforma della Pac, che solo il prossimo anno entrerà in una fase cruciale, questi due “pacchetti” hanno ormai completato il loro iter per essere presentati entro il mese di dicembre e sarà forte il loro impatto sul mondo del latte. A “scoprire le carte” ci ha pensato la settima edizione degli Stati Generali del latte, incontro di spicco fra i tanti convegni che hanno animato la 65esima edizione della Fiera internazionale del bovino da latte che si è svolta a Cremona dal 28 al 31 ottobre. Ma quali sono i contenuti di questi pacchetti? Ne hanno dato anticipazione Mario Catania del Mipaaf e il suo omologo francese Stéphane Le Moing, puntando l'attenzione sulla spinta che questi pacchetti imprimono  alle organizzazioni dei produttori che si dovranno occupare dell'aggregazione dell'offerta (un po' come avviene per l'ortofrutta). Per aumentare il potere contrattuale degli agricoltori le norme interverranno poi sui modelli contrattuali laddove si fissa il prezzo dei prodotti agricoli.

 

Salto nel buio

Critica la posizione di Paolo De Castro, che nella sua veste di presidente della Commissione Agricoltura al Parlamento europeo, ha espresso la delusione per il mancato accoglimento delle richieste in tema di programmazione della produzione e dell'indicazione di origine nelle etichette. “Ma quello che ora non c'è scritto lo possiamo aggiungere – ha detto con vigore De Castro – perché in Parlamento possiamo contare su una vasta maggioranza e sulla presenza di 72 parlamentari italiani.” Come sempre occorre però un gioco di squadra che punti ad obiettivi condivisi e a proposte concrete, sia nel “pilotare” la conclusione dell'iter legislativo dei “pacchetti” sia nei confronti della riforma della Pac. A proposito di quest'ultima De Castro non ha nascosto le difficoltà. “E' un salto nel buio - ha detto il presidente di Comagri – perché la discussione sulla nuova Pac si concluderà prima di conoscere l'entità delle risorse complessive che saranno messe a disposizione dell'agricoltura.” Anche nell'ipotesi di risorse immutate, ci sarà una ridistribuzione degli aiuti fra settori e regioni della Ue. E l'Italia rischia di perdere una fetta significativa dei 6,3 miliardi di euro che giungono dai forzieri della Ue. Cambiamenti che avranno un forte impatto sulla zootecnia e in particolare nelle aree dove gli allevamenti sono più diffusi e dunque al Nord.
C'è di che preoccuparsi visto che produrre il latte in Italia costa più che altrove, come evidenzia uno studio di Ismea presentato da Claudio Federici. Costi alti ai quali si contrappone un prezzo del latte fra i più elevati nella Ue, insufficiente però a garantire margini dall'allevamento di bovine da latte. Una situazione difficile che si protrae da anni e che ha visto il progressivo deterioramento della redditività degli allevamenti italiani.

 

Tante ricette, stessi ingredienti

Il momento di mercato positivo, con il prezzo dei principali formaggi Dop in fermento, potrebbe indurre ad abbassare la guardia. Al contrario è questo il momento di mettere in campo tutte le forze a disposizione per fronteggiare le sfide che si stanno approssimando e che si chiamano mercato (sempre più volatile) e riforme comunitarie (“pacchetti” e nuova Pac). Organizzazioni professionali, mondo cooperativo e istituzioni presenti a Cremona hanno presentato le proprie “ricette” per affrontare queste sfide e in molti casi gli “ingredienti” coincidono. E' il caso delle aggregazioni di produttori da promuovere, dei rapporti con la Gdo da migliorare, della burocrazia da snellire e via di questo passo.

 

Interrogativi senza risposta

Tutti buoni propositi. Ma sapranno gli allevatori e chi li rappresenta organizzarsi per cogliere le opportunità dei “pacchetti” della Ue? Si avrà una sola voce nel pretendere la programmazione delle produzioni? E sulle etichette trasparenti la voce degli agricoltori saprà superare quella delle industrie che le etichette non le vuole? E sapranno gli allevatori pretendere che gli aiuti della Ue non si disperdano, magari per organizzare sagre di paese? E' forte la tentazione di credere che nessuno di questi interrogativi troverà una risposta positiva. A chi ha responsabilità in campo agricolo non può sfuggire quanto il momento sia strategicamente importante per mettere da parte divisioni e rivalità. Al prossimo incontro degli Stati Generali del latte i “giochi” si saranno già conclusi e sapremo come è andata.