Puntare sulla competitività e non trincerarsi dietro il protezionismo. No, in altre parole, alla dichiarazione dell'origine in etichetta per i prodotti lattiero caseari. Questo uno dei messaggi con il quale il presidente di Assolatte, Giuseppe Ambrosi, ha aperto i lavori della assemblea dell'associazione che si è svolta il 10 giugno, la numero 65 dalla nascita del sodalizio fra le aziende di questo settore. Assemblea affollata più del consueto, segno delle preoccupazioni che agitano il settore dopo un anno, il 2009, chiuso con il segno meno davanti.

Ma va riconosciuto che alle difficoltà dell'economia globale il settore lattiero ha risposto comunque meglio di altri, confermando le sue doti anticicliche. La produzione è infatti scesa del solo 2,5% (contro il meno 18,6% della produzione industriale italiana) mentre l'export è calato meno che in altri settori ed anzi in questi primi mesi del 2010 sta dando interessanti segnali di ripresa (+ 6%). Il settore ha dunque reagito bene ai venti della crisi internazionale, ma ciò che preoccupa ora sono le prossime sfide. In ballo c'è il futuro di un settore, quello lattiero caseario, che ha un fatturato di oltre 14 miliardi di euro, vede all'opera duemila imprese di trasformazione che impegnano 25mila addetti, che salgono a 100mila con l'indotto.

La “ricetta” di Ambrosi per garantire al settore un futuro è al contempo semplice e complessa, quasi “rivoluzionaria”. Uno degli ingredienti, come detto, è la competitività. Che non si ferma all'efficienza delle aziende e alle innovazioni (pur necessarie), ma entra nei gangli nevralgici della filiera per cambiarne regole e strategie.

I numeri del latte (fonte Assolatte)
Latte lavorato dall'industria 13 milioni di tonn
Formaggi prodotti 1 milione di tonn
Formaggi Dop 440.000 tonn
Consumo procapite formaggi 26 kg
Latte alimentare 3 miliardi di litri
Yogurt 1,8 miliardi di vasetti
Burro 160 milioni di kg
Una “rivoluzione”, appunto, che muove i primi passi anzitutto verso il mondo degli allevatori, dei produttori della “materia prima”. Con gli allevatori si vorrebbe aprire un confronto improntato alla collaborazione e non alla contrapposizione. Senza perdere di vista l'obiettivo finale che è quello della competitività, ha tenuto a sottolineare il presidente di Assolatte, tanto per sgombrare il campo da ipotesi di aumento del prezzo del latte che non siano allineate a quanto accade sui mercati internazionali. Gli allevatori, intanto, possono prendere atto di questa apertura al dialogo, che solo un anno fa pareva persino impraticabile.

La squadra

Il progetto di Ambrosi per il futuro del latte coinvolge, ovviamente, gli altri attori della filiera, per realizzare una “squadra” nella quale figurino anche le imprese cooperative e poi i Consorzi di tutela per spingersi sino alle Organizzazioni professionali con le quali Assolatte sta cercando un nuovo dialogo. E' questa la parte più innovativa del progetto, tesa a superare (verrebbe da dire finalmente) contrapposizioni che non hanno più motivo di esistere e che rappresentano un freno allo sviluppo del settore. Anche la grande distribuzione si vorrebbe che partecipasse a questa “squadra”, ma le risposte sin qui ottenute, ha detto Ambrosi, non sono quelle auspicate. Il dialogo continuerà anche con loro, perché l'obiettivo finale è quello di ottenere, ha detto il presidente di Assolatte, “una squadra composita ma forte, che potrebbe davvero presentare un progetto di rilancio della filiera del latte al Parlamento e al Governo, chiedendo attenzione e sensibilità per chi produce tanta ricchezza per il Paese.