Ogni anno sulle colture orticole di I e IV gamma si manifestano problematiche patologiche nuove e vecchie.
I fattori scatenanti sono da ricercare nella crescita delle superfici di tali ortaggi e nel loro sfruttamento intensivo, nella difficoltà pratica di attuare ampie rotazioni in coltura protetta, nell'elevate densità d'impianto e nell'ambiente protetto dove temperatura e umidità relativa risultano, di frequente, favorevoli allo sviluppo di patologie.
La situazione è aggravata dalla scarsità di agrofarmaci autorizzati sulle diverse colture che ha creato non pochi problemi di difesa fitosanitaria e le frequenti restrizioni richieste dalla Gdo sul numero quantità massima dei residui (massimo 3/5 residui al 30% del Rma di legge).
Il 2010 è stato l'anno del Golovinomyces cichoracearum (Erysiphe cichoracearum), oidio delle composite manifestatosi sulle lattughe. La problematica si è presentata nella Piana del Sele sui trapianti di ottobre-novembre e si è protratta per l'intero ciclo colturale.
Le lattughe maggiormente colpite dal fungo sono state la tipologia trocadero, lollo, gentiline e soprattutto iceberg (queste ultime più suscettibili alla patologia). Il danno maggiore si è avuto su colture pacciamate. La malattia, tipica dei periodi caldi asciutti, è stata favorita dal prolungarsi nella Piana del Sele di condizioni climatiche favorevoli allo sviluppo del micete: temperature comprese tra i 18°C e i 25°C ed umidità relativa intorno al 75% nelle colture protette.
Il fungo si manifesta come un'efflorescenza farinosa e biancastra che dapprima in piccole chiazze tende a diffondersi fino a ricoprire l'intero lembo fogliare su entrambe le pagine. In casi di forti attacchi le foglie tendono ad ingiallire disseccandosi successivamente.
Come tutti gli oidii il Golovinomyces cichoracearum (Erysiphe cichoracearum) manifesta i sintomi sulle foglie più vecchie mentre quelle più giovani presentano una crescita rallentata con ondulazioni irregolari del margine fogliare per poi colpire l'intero cespo, rendendo così il prodotto incommerciabile.
Al microscopio i conidi si presentano di forma cilindrica o ovale e germinano apicalmente emettendo un singolo tubetto.
La lotta contro questo fungo è molto complicata per una serie di motivi: la scarsa presenza di prodotti registrati, la difficoltà nell'impostare un piano di lotta chimica e agronomica per una patologia relativamente nuova e di minore importanza ed infine, ma con maggior rilievo economico, la richiesta della quasi assenza di residui di principi attivi sul prodotto finale come prima accennato.
I mezzi di lotta applicabili in campo sarebbero due: l'incremento dell'umidità ambientale e l'utilizzo di agrofarmaci specifici. In entrambi i casi la lotta è quasi impossibile perché nel primo caso non è possibile impostare un piano di lotta agronomica in quanto l'incremento dell'umidità di serra creerebbe problemi di Peronosposra (Bremia lactucae), mentre nel secondo caso il ridotto numero di prodotti registrati (l'azoxystrobin e lo zolfo) presenta due difetti da non sottovalutare: l'azoxystribin non è utilizzabile in serra come da etichetta e lo zolfo, pur essendo biologico, potrebbe macchiare e rendere incommerciabile la lattuga nel caso in cui dovesse apparire 'sporca' di bianco.
A cura di Antonio Lista - socio di Antesia
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Fonte: Antesia