Nell'immaginario collettivo l'agricoltore svolge un lavoro invidiabile, a contatto con la natura e con ritmi rilassati. Chi invece opera in questo settore sa che le cose sono molto diverse. Le aziende agricole lavorano con un elevato grado di incertezza, che aumenta l'ansia. L'agricoltore infatti non ha il controllo sui fattori produttivi (meteo, costo di fertilizzanti, gasolio, agrofarmaci), né sul prezzo dei prodotti agricoli.
Inoltre, la percezione sociale dell'agricoltura è peggiorata nel corso degli ultimi decenni. Se nel Dopoguerra si riteneva che quello dell'agricoltore fosse un lavoro umile, ma fondamentale per la nutrizione delle persone e la tutela del territorio, oggi c'è molta diffidenza verso gli agricoltori, percepiti spesso come "inquinatori" e "parassiti" che ricevono ingenti sussidi statali, lamentandosi in continuazione.
A questo si aggiunge la fatica fisica legata a un lavoro che rimane fra i più usuranti e il contatto con sostanze potenzialmente nocive. Secondo Eurostat, nel 2020 l'agricoltura ha registrato un tasso medio di mortalità sul lavoro del 233% più alto rispetto ad altri settori e un tasso di infortuni superiore del 18% (Parlamento Europeo, 2023).
A complicare la situazione si aggiunge il fatto che l'isolamento geografico rende più difficile per gli individui in difficoltà cercare aiuto, anche perché è ancora diffusa la mentalità dell'uomo "tutto d'un pezzo", che non ha bisogno di nessuno e se la cava da solo, provvedendo al proprio sostentamento e a quello della famiglia. In questo contesto le forme di stress e di depressione trovano campo libero per diffondersi.
Secondo la Commissione Ue, nel comparto agricolo c'è il 20% in più di suicidi rispetto ad altri settori produttivi. Una situazione drammatica, che però per anni è stata sottaciuta, anche per la tendenza degli attori del settore a minimizzare queste forme di malessere. Oggi però la sensibilità è aumentata e il problema sta venendo a galla, come dimostrano anche alcune iniziative, come quella presso l'Accademia dei Georgofili. Ma anche a livello europeo (soprattutto Nord Europa) le istituzioni pubbliche e comunitarie hanno preso in carico il problema, tanto che sono state definite delle linee di intervento (in tutto dodici), per cercare di migliorare la situazione.
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Le conseguenze sul piano personale ed economico
Lo stress cronico e la cattiva salute mentale hanno ricadute dirette sulle persone e sulle loro famiglie. Gli studi internazionali mostrano come gli agricoltori siano più esposti a depressione, ansia, burnout (esaurimento nervoso) e pensieri suicidi rispetto alla media della popolazione. In alcuni Stati membri, i suicidi nel comparto agricolo risultano fino al 20% più alti rispetto al resto della società.
Le conseguenze non si fermano all'individuo. Uno stato di sofferenza mentale incide sulla capacità di prendere decisioni, sulla lucidità nel valutare i rischi e sulla produttività. Alcune ricerche condotte in Canada hanno dimostrato come i problemi psicologici abbiano ricadute negative anche sugli animali allevati, sulle colture e sulla redditività aziendale. Nei casi più gravi, portano gli agricoltori a ridimensionare le proprie attività o ad abbandonare del tutto l'agricoltura.
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I dodici ingredienti per migliorare la salute mentale degli agricoltori
Un documento elaborato dal Thematic Group on Supporting the Mental Health of Farmers and Farming Communities, nell'ambito della rete EIP-AGRI, ha raccolto dodici "ingredienti chiave" per affrontare in maniera sistemica questo problema.
Campagne di sensibilizzazione
La prima barriera da abbattere è lo stigma. Parlare di salute mentale in agricoltura è ancora un tabù: molti temono di apparire deboli se ammettono difficoltà psicologiche. Per questo, sono necessarie campagne di comunicazione che normalizzino il tema e incoraggino a chiedere aiuto. Nei Paesi Bassi, ad esempio, l'iniziativa Taboer ha creato spazi sicuri dove agricoltori e consulenti possono discutere apertamente di stress e benessere.
Innovazione sociale
Contrastare l'isolamento è vitale. Progetti come Farmwell o SafeHabitus lavorano per creare nuove forme di socialità nelle comunità rurali: incontri, attività collettive, storytelling. L'obiettivo è far sentire gli agricoltori parte di una rete solidale, riducendo il senso di solitudine e aumentando la resilienza.
Reti di sostegno tra pari
Un agricoltore si fida più facilmente di un altro agricoltore. Per questo, in Irlanda e in Polonia sono stati creati programmi di mentoring tra pari, che mettono in contatto persone con esperienze simili. Questi scambi favoriscono il dialogo e offrono un supporto pratico e psicologico. In alcuni casi sono state sviluppate reti specifiche per le donne in agricoltura, che spesso si trovano ad affrontare pressioni aggiuntive.
Formazione dei consulenti agricoli
Chi entra più spesso nelle aziende agricole? Tecnici, veterinari, consulenti. Sono loro, spesso, a poter cogliere i primi segnali di disagio. Per questo, programmi come On Feírm Ground (Irlanda) hanno formato i consulenti a riconoscere sintomi di stress e depressione, così da indirizzare gli agricoltori verso servizi adeguati.
Educazione degli agricoltori
La prevenzione parte dall'informazione. In Austria, il programma Lebensqualität Bauernhof ("Qualità della vita in fattoria") organizza percorsi formativi rivolti ad agricoltori e familiari per fornire strumenti pratici su gestione dello stress e conflitti familiari. In Belgio, Seeds of Happiness lavora con i giovani agricoltori per rafforzare le loro competenze relazionali e psicologiche.
Reti di supporto locali
A livello di comunità servono servizi di ascolto e consulenza accessibili. In Regno Unito, il Farming Community Network offre un numero verde gratuito e volontari che forniscono supporto sia emotivo che pratico. In Belgio, Agricall mette a disposizione psicologi e consulenti specializzati in problemi agricoli.
Servizi innovativi
Non tutti vogliono esporsi in prima persona. Alcuni preferiscono l'anonimato. Da qui l'idea di linee telefoniche riservate, team mobili e servizi online che permettano di chiedere aiuto senza barriere. In Germania funziona il Bäuerliches Sorgentelefon, una "linea del contadino" attiva per ascolto e consulenza anonima. Nei Paesi Bassi, Zorg om Boer en Tuinder offre supporto confidenziale a chi lavora nel comparto serricolo.
Comunità inclusive
La dimensione comunitaria resta centrale. Gruppi come Embrace Farm in Irlanda accompagnano le famiglie colpite da incidenti agricoli, creando spazi di memoria e sostegno reciproco. Altre realtà, come Icsa Life Focus, promuovono eventi e incontri per rafforzare il senso di appartenenza e di aiuto reciproco nelle comunità rurali.
Pacchetti personalizzati di sostegno
Ogni agricoltore vive condizioni diverse. Per questo in Belgio è nato il programma Farmers at a Crossroads, che offre consulenze su misura e multidisciplinari per affrontare crisi aziendali, indebitamento o conflitti familiari. L'approccio è costruito insieme agli stessi agricoltori e alle loro famiglie.
Piani nazionali integrati
In Francia la Mutualité Sociale Agricole (Msa) ha messo a punto un Piano nazionale per la prevenzione del suicidio basato su una rete capillare di servizi locali. L'idea è integrare interventi di salute mentale nel più ampio sistema di protezione sociale, con una strategia coordinata a livello statale.
Finanziamenti strutturali stabili
Per funzionare i progetti devono avere continuità. In Finlandia, l'iniziativa Mela è stata consolidata nel tempo attraverso finanziamenti strutturali stabili e integrazione nei sistemi previdenziali nazionali, così da garantire servizi costanti agli agricoltori.
Assicurazioni e tutele sanitarie
In Germania la Svlfg, Assicurazione Sociale per l'Agricoltura, la Silvicoltura e l'Orticoltura, ha sviluppato un sistema che integra la salute mentale nelle coperture assicurative, con linee telefoniche dedicate, corsi di formazione e valutazioni obbligatorie dei rischi psicosociali. Un modello che unisce protezione economica e prevenzione.
Insieme questi dodici punti rappresentano una vera e propria cassetta degli attrezzi per affrontare lo stress e migliorare la qualità della vita degli agricoltori. Non si tratta solo di fornire assistenza psicologica, ma di costruire un ecosistema di sostegno che unisce istituzioni, comunità, servizi sociali e gli stessi agricoltori.
Si tratta tuttavia di iniziative che caratterizzano fortemente i Paesi del Nord Europa, mentre nell'area del Mediterraneo è più difficile trovare reti di sicurezza per gli agricoltori in difficoltà. Una differenza culturale che rischia di pesare sulla tenuta sociale di un intero comparto.






























