L’ennesima crisi dell’ortofrutta, in particolare per pesche e nettarine non è un problema solo delle imprese agricole ma dell’intera economia del territorio in termini di occupazione ed indotto. Lo afferma la Cia di Ravenna in un comunicato che sottolinea inoltre la grande preoccupazione da parte delle imprese agricole per una situazione di prezzi alla produzione in forte ribasso. Si tratta di una concomitanza di fattori negativi legati alla situazione di crisi economica nazionale e internazionale, che ha determinato una riduzione del potere di acquisto dei consumatori, all’andamento climatico non favorevole, e in parte alla stessa intrinseca natura del prodotto, facilmente deperibile e quindi con un ridotto tempo di commercializzazione.

Le conseguenze sono immaginabili: di fronte a una mancanza di reddito quale imprenditore è disposto a continuare la propria attività? L'agricoltura è molto importante per l’economia della provincia, il settore ortofrutticolo in particolare per la produzione di pesche e nettarine. Considerando anche l’indotto che muove il comparto nel campo dei servizi, dei trasporti, dell’occupazione. Un drastico ridimensionamento della frutticoltura rappresenterebbe un forte impoverimento per tutta l’economia provinciale, il problema quindi non è soltanto “agricolo” ma è un problema sociale che riguarda l’intero territorio, del quale la comunità deve essere consapevole.

I rimedi nell’immediato sono le misure straordinarie secondo quanto previsto dall’Ocm unica, tavoli di confronto tra regioni produttrici e ministero per concordare misure di promozione, governo dell’offerta e controllo della dinamica dei prezzi, il programma di valorizzazione del prodotto predisposto dall’Organismo interprofessionale, l’applicazione del salario di crisi previsto dall’ultimo contratto di lavoro dei braccianti agricoli. Solo l’evolversi della stagione estiva nelle sue tipiche caratteristiche temperature farebbe in modo da riattivare strategie di mercato in grado di far risalire i prezzi, recuperando, solo parzialmente, una situazione già compromessa.

In prospettiva la Cia di Ravenna ritiene che nella nuova Ocm si devono individuare gli strumenti che consentano, in caso di crisi gravi come quella presente, la salvaguardia di un minimo reddito per i produttori come la programmazione delle produzioni frutticole, l’attivazione dei fondi mutualistici, utilizzando risorse che spettano al settore sulla base di una più giusta ripartizione dei fondi fra i vari comparti dell’agroalimentare. Il funzionamento dell’Organismo interprofessionale con una modifica che regoli la sua attività in sede comunitaria e nazionale e che fissi regole per la produzione, commercializzazione e la vendita che tengano conto di una giusta remunerazione per tutti gli attori della filiera. Superare gli svantaggi competitivi in ambito Ue legati agli oneri fiscali e contributivi, l’utilizzo di prodotti fitosanitari autorizzati, costo dei mezzi tecnici, energetici e di quelli relativi ai costi della burocrazia.

La Cia di Ravenna ritiene che tra i grandi temi dello sviluppo del Paese ci sia quello della valorizzazione dei prodotti agricoli nazionali e di qualità e la equa remunerazione reddituale dei vari protagonisti della catena alimentare a cominciare da chi ne cura l’origine produttiva, con l’intento di incoraggiare la ripresa dei consumi, obiettivo di tutti coloro che hanno a cuore il futuro del settore agricolo in ambito Ue.