Le importazioni dei cosiddetti “similgrana” in Italia sono raddoppiate negli ultimi dieci anni con gli arrivi da Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Estonia, Lettonia che, sottolinea la Coldiretti, "hanno raggiunto un quantitativo stimato in 83 milioni di chili". Si tratta di formaggi di diversa origine e qualità che non devono rispettare i rigidi disciplinari di produzione approvati dall’Unione europea per i formaggi a Denominazione di origine, Dop, e per questo sono spesso venduti a prezzi più bassi. "Il rischio - conclude la Coldiretti - è che vengano scambiati dai consumatori come prodotti made in Italy perché sono spesso utilizzati nomi, immagini e forme che richiamano all’italianità".
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Fonte: Coldiretti