Cala il numero dei bovini da latte e aumenta quello dei bovini da carne. E' questo il dato che emerge dall'analisi di Ismea sull'andamento del comparto delle carni bovine, reso noto in questi giorni.

Più in dettaglio, si apprende che il numero delle vacche nutrici resta stabile, cosa che non contribuisce a migliorare il grado di autosufficienza nel comparto delle carni bovine, che si ferma al 52%.

Aumenta invece il numero di vitelloni, una conferma dell'espansione delle attività di ingrasso, realizzata nella maggior parte dei casi utilizzando vitelli di importazione.
A questo proposito il 2017 si è chiuso con un maggior numero di capi importati rispetto al 2016, segno di una rinnovata vitalità di questo settore.
 

Il mercato tiene

A sostenere questa crescita il soddisfacente andamento dei prezzi di mercato, che sebbene in ribasso in primavera, come consuetudine, registrano prezzi superiori del 2% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

Significativo l'aumento di prezzo per le vacche a fine carriera, cresciuto del 18%. Questo aumento dei prezzi è in parte conseguenza della crescita dei consumi di carni bovine (+1,7% in volume), che trova conferma anche in questa prima parte del 2018.

Nei primi tre mesi di quest'anno, infatti, le famiglie italiane hanno acquistato il 2,5% in più di carni bovine rispetto allo stesso periodo del 2017.
Una crescita decisamente superiore sia rispetto alle carni avicole (+1,0%), sia rispetto a quelle suine (+0,6%).


Giù l'import

L'aumento della produzione interna, sebbene contenuto, coincide con un'analoga riduzione delle importazioni di carni bovine fresche, che nel 2017 si sono ridotte del 2,2% rispetto all'anno precedente (-7mila tonnellate).

Francia, Polonia e Paesi Bassi sono le principali provenienze (60%) delle importazioni italiane, ma questo scenario sta mutando.
Mentre la Francia sta riducendo le proprie macellazioni (-9% nel 2017), in Polonia si registra un sensibile aumento del numero di vacche nutrici.

Questa maggiore disponibilità coincide con prezzi più vantaggiosi e un aumento delle esportazioni verso l'Italia, cresciute dell'1,6% nel 2017. Cosa che ha trasformato la Polonia nel nostro principale fornitore di carni bovine fresche (73,5mila tonnellate pari al 22% del totale importato).


La situazione europea

Il quadro non sarebbe completo senza prendere in esame la produzione di carni bovine nel resto d'Europa. A questo proposito il report di Ismea evidenzia la contrazione registrata nei primi tre paesi produttori di carni bovine, Francia, Germania e Regno Unito.

Stabile la situazione di Italia e Spagna, mentre sono in crescita Irlanda, Polonia e Paesi Bassi.
Una crescita sollecitata più dai flussi di esportazione, piuttosto che dalla domanda interna, che risulta stabile.
 

Le incognite

Al momento la produzione europea di carni bovine risulta stabile, ma è opportuno da parte dei produttori italiani tener conto di queste tensioni alla crescita che si registrano in alcuni paesi e che potrebbero avere ripercussioni sui prezzi di mercato.

Un'altra incognita proviene dal mondo del latte. In questo settore si assiste a un aumento della produzione che potrebbe coincidere con una caduta dei prezzi del latte.

In questa evenienza gli allevatori potrebbero essere indotti a ridurre il numero di bovine in attività.
L'aumento delle macellazioni di vacche e il conseguente aumento dell'offerta di carne potrebbe modificare l'attuale scenario di mercato.