Era già successo e con tutta probabilità accadrà ancora, e non solo in Cina. Era la primavera del 2013 quando una delle patologie ad elevata mortalità che colpiscono i suini si diffuse negli allevamenti intorno a Shanghai. Il fatto ebbe rilevanza non tanto per il numero di animali morti o per la sua eccezionalità, ma per il metodo utilizzato per sbarazzarsi delle carcasse degli animali, gettate nel fiume Huangpu. Con le conseguenze che si possono immaginare sul fronte dell'inquinamento delle acque di quel fiume. In quella occasione emerse anche un'altra “cattiva” pratica attuata da alcuni allevamenti. Stretti fra prezzi bassi e mercato in affanno, gli allevatori immettevano sul mercato anche le carni di animali morti per malattia. Salve in quel caso le acque dei fiumi, ma non certo la salute degli ignari consumatori.
No agli allarmismi
Ora siamo daccapo. Un altro episodio di patologia ad elevata mortalità ha fatto scempio di animali, che invece di essere avviati alla distruzione, come necessario, sono finiti sulle tavole dei consumatori cinesi. Molte le persone coinvolte nell'operazione che avrebbe portato in carcere ben 110 persone, cosa che evidenzia quanto fosse ampia questa fetta di commercio illecito e pericoloso. Il fatto ha suscitato scalpore anche in Occidente, dove forte è l'attenzione per ogni emergenza alimentare, anche se distante migliaia di chilometri, come in questo caso. Ma ogni allarmismo è fuor di luogo. Anzitutto va preso atto che anche in Cina i controlli, per fortuna, stanno iniziando a funzionare e non bisogna aspettare drammatiche conseguenze, come avvenne per il latte alla melamina, per correre ai ripari. E poi, cosa ancora più importante, perché dalla Cina non importiamo né maiali, né carni trasformate. E anche se fosse, i nostri controlli sono tra i più efficaci d'Europa, grazie all'ottimo lavoro svolto dai nostri servizi veterinari.
Gli appelli
No ad inutili e ingiustificati allarmismi è l'appello che Paolo De Castro, coordinatore per il gruppo dei Socialisti e Democratici della commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, ha prontamente espresso ricordando che l'Italia non importa maiali e prodotti suinicoli dalla Cina, cosa peraltro confermata anche da Coldiretti e da Copagri, che partendo da questo episodio ha voluto ricordare quanto sia importante a livello di accordi internazionali stabilire regole comuni in tutti i Paesi che aderiscono al Wto, il trattato sui commerci mondiali. Su questo aspetto Paolo De Castro ha evidenziato che “l’Europa, nel corso degli anni si è dotata di un sistema di regole e di standard commerciali unico al mondo in termini di sicurezza alimentare. Ciò che occorre è che sia garantito un mercato orientato al concetto della cosiddetta reciprocità delle regole per favorire la prospettiva di una maggiore convergenza a livello internazionale degli standard agroalimentari applicati dall'Unione europea.”
13 gennaio 2015 Zootecnia