Con le quote latte siamo in regola. Per il quarto anno consecutivo non ci saranno multe da pagare. Ma c'è poco da stare allegri e il perché lo vedremo fra poche righe. La campagna produttiva 2013/2014, che si è conclusa il 31 marzo, si è fermata a 10,75 milioni di tonnellate, circa 173mila tonnellate al disotto del limite dei 10,923 milioni di tonnellate imposto dalla Ue. La conferma è arrivata dal Sian (sistema informativo agricolo nazionale) di Agea, con la pubblicazione degli ultimi dati produttivi, relativi al marzo 2014. Che le quote sarebbero state rispettate già lo si era intuito nei mesi scorsi seguendo l'andamento delle produzioni, costantemente inferiori a quelle dell'anno precedente, come più volte segnalato da Agronotizie. Una conferma dell'affanno della nostra zootecnia da latte, stretta fra costi crescenti e prezzi che non lasciano margini. L'ultimo accordo ha fissato il prezzo in Lombardia (regione capofila in questo settore) a 44,50 centesimi di euro al litro. E fra un mese l'accordo scade e sarà un nuovo, estenuante tira e molla fra allevatori e industrie, tanto più che in queste ultime settimane il mercato del latte spot (quello fuori contratto) è in flessione.

C'è chi fa più latte
Intanto negli altri paesi europei la produzioni di latte, salvo pochi casi, è andata continuamente aumentando. Prendiamo ad esempio il caso di Francia e Germania, nostri abituali fornitori, che negli ultimi cinque anni hanno aumentato le loro produzioni di circa 2 milioni di tonnellate. Aumenti importanti li ritroviamo poi in Olanda come pure in Danimarca. Ma ciò che più preoccupa è la spinta produttiva che si registra in questi primi mesi della nuova campagna produttiva, l'ultima che vede ancora applicato il regime delle quote latte. Perché a partire dal 2015, com'è noto, le quote latte cesseranno di esistere. Un'occhiata ai numeri rilevati dagli analisti del Clal evidenziano che in Belgio la produzione di latte nel mese di marzo è cresciuta di oltre il 16%. E in Francia l'aumento sfiora il 6%, mentre in Germania si supera il 4%. Percentuali che sembrano modeste, ma che corrispondono a numeri rilevanti vista l'importanza della produzione di latte in questi due paesi. Facile interpretare questa crescita come il preludio ad una spinta produttiva che potrà essere ancora più forte nel dopo quote.

Il dopo quote
Da tempo ci si interroga su come affrontare la liberalizzazione del mercato lattiero europeo. Bruxelles ha studiato e messo a punto il “pacchetto latte”, ha riunito nello scorso autunno gli esperti del settore per tratteggiare i possibili futuri scenari, si appresta ad istituire un osservatorio su questo mercato, e ogni volta il messaggio è stato “tranquillizzante”. Ma questi segnali positivi hanno valore anche in Italia, dove si importa oltre il 40% del latte consumato? I numeri della produzione sembrano indicare il contrario. Tanto da far pensare che forse sarebbe stato meglio pagare le multe, segno che il settore avrebbe goduto di miglior salute grazie alla quale la produzione avrebbe potuto crescere invece che diminuire. Non la pensano certo così quegli allevatori, e sono molti specie in Lombardia e in Emilia Romagna, che si sono visti trattenere anticipatamente le multe per aver superato la propria quota individuale. E' quanto prevede la legge, prima si paga e poi semmai si restituisce, come avverrà visto che la quota nazionale non è stata superata. Peccato che intanto agli allevatori sia stata sottratta liquidità. Un danno (e una beffa) che si sarebbe potuto evitare accogliendo il suggerimento dell'assessore all'Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, che da tempo chiedeva uno stop alle trattenute, essendo già evidente che la quota nazionale non sarebbe stata superata. Forse Bruxelles non avrebbe gradito e il suggerimento è rimasto inascoltato. E per il prossimo anno, per quanto possa sembrare paradossale, sarebbe meglio riavere le multe. Ci rimarrebbe il danno ma non la beffa, ma soprattutto si avrebbe conferma che la nostra zootecnia è in salute. Ma non è così.