E' fatta. Anche per questa campagna lattiero casearia, quella che va da aprile 2012 a marzo 2013, non ci saranno multe da pagare. La produzione complessiva si è fermata a 10,83 milioni di tonnellate. Poco sotto il tetto di 10,88 milioni di tonnellate che rappresenta l'attuale quota produttiva che Bruxelles ha imposto all'Italia. La conferma arriva dai calcoli del Sian (Sistema informativo agricolo nazionale) sugli ultimi dati, quelli di marzo, delle consegne rettificate. Così viene definito il conteggio del latte prodotto ai fini del rispetto dei vincoli comunitari. Un “marchingegno” complesso (non c'è mai nulla di semplice quando si parla di quote latte) che modifica i dati produttivi in funzione di alcuni parametri del latte, come la quantità di grasso presente. Non è dissimile il dato delle produzioni non rettificate, che si fermano a 10,80 milioni di tonnellate, 70mila tonnellate in meno di quanto prodotto nell'annata precedente. Si confermano così le anticipazioni di Agronotizie, che già da gennaio aveva letto nella brusca frenata della produzione nel novembre dello scorso anno un segnale di allontanamento del rischio multe. Una prima previsione poi confermata nei mesi successivi sempre da Agronotizie. Adesso bisognerà attendere qualche mese per avere da Bruxelles la conferma formale e il quadro della situazione complessivo nei 27 Paesi membri. Ma con questi numeri l'Italia può considerarsi fuori pericolo.
Ma le rate restano
Ora con la pubblicazione dei dati produttivi 2012-2013 si chiude per la quarta volta una campagna produttiva a zero multe. Ma non per questo il problema si può considerare superato. Bisogna ancora fare i conti con altre due campagne produttive, quella in corso e poi quella 2014-2015 che ci accompagnerà sino ad aprile 2015, quando le quote saranno annullate. Tuttavia gli effetti delle quote si faranno sentire a lungo per molti allevatori italiani, che continueranno a pagare le rate delle multe pregresse, quelle rateizzate negli anni passati e che hanno di fronte ancora molti lustri prima di giungere a scadenza. Per gli allevatori italiani competere in queste condizioni sarà molto difficile. Tanto più che ci sarà da fare i conti con il probabile aumento della produzione di latte nella Ue e con la conseguente flessione del prezzo. Se già oggi in Lombardia non si riesce a raggiungere un accordo fra allevatori e industrie, fra due anni il quadro sarà ancor più complicato. L'atterraggio morbido che Bruxelles aveva preparato per il dopo quote con i vari “pacchetti” rischia di diventare un atterraggio di fortuna. Speriamo con i minori danni possibili.