"Il rispetto delle norme europee non è in discussione. Gli imprenditori italiani stanno proseguendo nel programma di adeguamento in base alle istanze relative al Dm del Mipaaf 3 agosto 2011, in linea con la direttiva comunitaria sul benessere e con le tempistiche di cui al regolamento del consiglio dell’Ue n. 1698/2005 art. 26, anche se è mancato il necessario orientamento strategico per accompagnare gli allevamenti verso le modifiche imposte dal legislatore comunitario e si riscontrano difficoltà burocratiche per le varie autorizzazioni". Lo ribadisce Confagricoltura alla notizia del nuovo avvertimento e della minaccia di deferimento alla Corte di Giustizia della Commissione Ue, inviato all'Italia e ad altri 9 Paesi membri dalla Commissione Ue. "E' indispensabile, però, che le uova importate rispettino gli stessi standard produttivi".

Confagricoltura invita le autorità comunitarie a un maggiore pragmatismo perché la questione non si esaurisce nello svantaggio competitivo delle aziende produttrici di uova, che hanno investito per conformarsi alle nuove misure. Infatti, a fronte di un aumento significativo dei costi di produzione delle uova, serve la reciprocità delle regole di produzione intra e extracomunitaria. "Altrimenti - spiega l’Organizzazione degli imprenditori agricoli - c’è il rischio di trovare in vendita uova provenienti da allevamenti che non rispettano le densità previste dalla normativa, a tutto svantaggio dei produttori italiani e dei consumatori che hanno il diritto di essere informati sulla qualità del prodotto che acquistano".