Il business dell'agropirateria internazionale nei confronti dell'agroalimentare made in Italy, il più clonato nel mondo, è un affare da 60 miliardi di euro l'anno. 

Dai prosciutti all'olio di oliva, dai formaggi ai vini, dai salumi agli ortofrutticoli, è un continuo di 'falsi' e di 'tarocchi' che rischiano di provocare danni rilevanti non solo alle nostre Dop, Igp e Stg, che rappresentano la punta di diamante del made in Italy nel mondo, ma all'intero sistema agroalimentare nazionale. 

E' quanto afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori che diffonde alcuni dati di un'indagine che sarà presentata entro fine anno. 

"Il fenomeno dell'agropirateria - spiega la Cia - provoca un danno, destinato a crescere, visto che a livello mondiale non esiste una vera difesa delle nostre Dop, Igp e Stg, di circa 3 miliardi l'anno alla nostra produzione agricola e sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti. Il più 'copiato' tra i prodotti Dop e Igp - conclude la Cia - è il Parmigiano reggiano, il cui 'tarocco' si può trovare in Argentina, in Brasile, in Giappone, ma anche in Germania e nel Regno Unito, seguono il Prosciutto di Parma e quello di San Daniele, il Grana Padano, la mozzarella di bufala e l'Asiago".