Si fa presto a dire mirtillo, ma siamo sicuri di conoscere davvero questa pianta? I piccoli frutti stanno acquisendo sempre di più parte del mercato e tra questi quello che vanta l'interesse maggiore per produzione e coltivazione del prodotto italiano è proprio il mirtillo.
La pianta necessita di un terreno particolare con un pH abbastanza acido, che in Italia si può trovare soltanto in alcune zone: nel Nord Italia in Trentino Alto Adige, Piemonte, Lombardia, in qualche parte del Centro Italia, in Calabria nella Sila, insomma aree ben localizzate e non diffuse.
Una caratteristica, spiega Sandra Laghi, responsabile commerciale di Battistini Vivai, che spinge sempre di più alla produzione di mirtillo in fuori suolo, in vaso, in areali fino ad ora non vocati per questa coltura. La coltivazione in mastelli da 50-60 litri permette infatti di poter coltivare il mirtillo dove si vuole, perché l'habitat naturale viene ricostruito; inoltre è possibile ottimizzare gli spazi perché, grazie ai vasi, è possibile fare coltivazioni più intensive rispetto a un impianto tradizionale a terra.
Impianto fuori suolo
(Fonte foto: Battistini Vivai)
La figura del consulente: tanto necessaria quanto carente
Questo tipo di coltivazione però richiede una conoscenza molto più specifica della pianta. "È un gioco di bilanciamenti tra fertirrigazione con macro e microelementi e apporto idrico, per ricreare tutto ciò che la pianta troverebbe in natura nelle aree vocate - dice Sandra Laghi -. È quindi necessaria la ricerca di consulenti di mirtillo per la coltivazione in fuori suolo: figure professionali ancora abbastanza carenti nel panorama agricolo italiano, forse per la non popolarità di queste specie nel nostro territorio".
La possibilità di coltivare il mirtillo in diversi areali e quindi con esigenze totalmente diverse, sia climatiche che specifiche del terreno e del suolo, implica per l'avvio della coltivazione di questa specie il ruolo fondamentale del consulente, con una conoscenza a 360° della pianta e preparato professionalmente.
"Ad oggi anche noi per richieste che riceviamo da parte di alcune aziende ci appoggiamo a consulenti spagnoli o portoghesi, perché in Spagna e Portogallo la coltivazione di piccoli frutti è molto più forte e queste figure professionali sono molto più presenti. Vediamo che le aziende che si avvicinano alla coltivazione di queste specie richiedono sempre più di essere supportate da consulenti, ed è difficile trovare figure professionali pronte e preparate".
"Anche da parte di grossi gruppi di produttori italiani vedo l'interesse nella produzione locale dei piccoli frutti, dove la fanno da padrone mirtilli, lamponi e more. All'interno di questi gruppi si stanno formando figure professionali in grado di poter seguire queste coltivazioni. Non si tratta certo di una nuova specie - spiega Laghi -, i piccoli frutti si coltivano da sempre nel Nord Europa: in Germania, Inghilterra, Austria e Polonia la coltivazione è molto affermata. Noi arriviamo più tardi e iniziamo ora a conoscere le necessità che queste specie richiedono, come trovare terreni idonei e un clima più o meno adatto. Situazioni facilmente risolvibili, comunque, con la produzione sotto tunnel o con coperture di reti".
La coltivazione in vaso permette di fare coltivazioni più intensive rispetto a un impianto tradizionale a terra
(Fonte foto: Battistini Vivai)
Nuove varietà solo per progetti blindati
Il panorama varietale ad oggi si basa ancora su varietà di riferimento e si riscontra una "difficoltà a reperire sul mercato nuove varietà" come spiega Sandra Laghi: "Per quel che riguarda il settore del precoce abbiamo ancora come riferimento Duke, una varietà conosciuta da molto tempo ma ancora ad oggi molto apprezzata per il calendario di maturazione e come produttività della pianta".
"Grazie a programmi di miglioramento genetico si sono sviluppate altre varietà precoci, ma molte di queste sono gestite in esclusiva dai gruppi di produttori che programmano e finanziano i progetti di ricerche varietali da cui scaturiscono. I piccoli produttori e le aziende agricole che non fanno parte di questi gruppi, e che quindi non possono accedere a progetti e a programmi di miglioramento genetico, riscontrano quindi difficoltà a svecchiare il proprio panorama varietale dei mirtilli, si parla di progetti 'blindati' proprio in tal senso".
Alix Blue
(Fonte foto: Battistini Vivai)
Battistini Vivai, occhio vigile sul panorama dell'offerta varietale
C'è quindi "una continua ricerca e attenzione a livello mondiale da parte di Battistini Vivai su ciò che si sta muovendo dal punto di vista varietale, per valutare la possibilità di accedere a programmi 'aperti' e non ‘blindati' e poter offrire varietà nuove a chi vuole intraprendere la coltivazione di questa specie in maniera libera, senza vincoli di appartenenza a gruppi di produttori".
"Il mirtillo si differenzia fra varietà che si possono produrre nei climi freddi, parliamo di northern highbush ad alto fabbisogno di freddo, o nei climi più temperati, i southern highbush, mirtilli a basso fabbisogno di freddo".
"Stiamo valutando ciò che il panorama varietale propone. Abbiamo appena introdotto una varietà northern che dev'essere ancora iscritta nelle liste. Tra le varietà introdotte negli ultimi cinque anni abbiamo Alix blue, New Hanover e Gupton®, che sono una via di mezzo tra alto e basso fabbisogno di freddo, e si adattano abbastanza bene al clima del Centro Italia".