Come ogni anno l'Osservatorio Smart AgriFood fotografa lo stato di sviluppo e di adozione delle soluzioni di agricoltura 4.0. La nuova ricerca sarà presentata con un evento il 5 marzo prossimo, ma Image Line, partner dell'Osservatorio, può anticipare alcuni dati salienti.

Dalla nuova survey emerge ad esempio che ben il 60% delle quasi mille aziende agricole intervistate utilizza una soluzione di agricoltura 4.0. Dato in lieve crescita rispetto al 2018 quando la percentuale si fermava al 55%. Salta agli occhi però come il 39% delle aziende utilizzi più di una soluzione innovativa.

E l'utilizzo di soluzioni 4.0 cresce con l'aumento della Sau aziendale. Tra le aziende con meno di 10 ettari ad esempio solo il 45% utilizza tecnologie avanzate, percentuale che cresce fino a raggiungere il 100% delle imprese oltre i 500 ettari. Questo perché aziende più grandi hanno maggiori risorse da investire, anche a livello di personale. E possono giovarsi di un ritorno più consistente e veloce sugli investimenti.

Dalla Ricerca 2020 dell'Osservatorio Smart AgriFood (School of management del Politecnico di Milano e Laboratorio Rise - Research & innovation for smart enterprises dell'Università degli studi di Brescia) emerge però un dato interessante paragonando i dati del 2020 con quelli del 2018. Risulta infatti che la crescita percentuale più marcata è nel cluster delle aziende con meno di 10 ettari. Si passa infatti dal 24% al 45%, segno che dopo una adozione precoce da parte delle aziende più grandi, la tecnologia ha fatto l'ingresso anche nelle aziende più piccole. Probabilmente perché vi è una più diffusa conoscenza delle tecnologie disponibili, nonché una offerta più in linea con le esigenze dei piccoli agricoltori.

L'utilizzo cresce con le dimensioni aziendali
Clicca sull'immagine per ingrandirla

Ma al crescere delle dimensioni aziendali cresce anche il numero di soluzioni implementate. Se infatti tra le aziende con meno di 10 ettari solo il 22% impiega più di una soluzione innovativa, in quelle tra 11 e 25 ettari si sale già al 28%. E la percentuale arriva al 43 tra i 26 e i 50 ettari. Mentre oltre i 100 ettari si attesta al 59% e al 92% tra le (poche) aziende sopra i 500 ettari. Lo spartiacque sembra essere il passaggio tra chi è sotto e chi è sopra i 25 ettari. Visto che chi non utilizza soluzioni 4.0 passa dal 53% al 34% e chi impiega più di una soluzione innovativa passa dal 28% al 43%.
 

Innovazione e comunicazione

Risulta poi interessante osservare la fonte delle conoscenze riguardanti l'innovazione digitale in agricoltura. Il 51% degli intervistati infatti si affida alle associazioni di categoria, mentre il 50% a media specialistici, come AgroNotizie. Percentuale quasi dimezzata per quanto riguarda forum, blog e social network, fiere di settore e fornitori di mezzi tecnici.

L'approccio ai canali informativi, però, varia a seconda del livello di conoscenza e di maturità delle imprese: le aziende che ancora non utilizzano soluzioni di agricoltura 4.0 tendono a ricercare informazioni prevalentemente presso altre aziende agricole o le associazioni di categoria, mentre le aziende che già adottano soluzioni 4.0 si rivolgono principalmente alle aziende dell'offerta tecnologica.

Ma perché una azienda agricola innova? L'ottimizzazione dell'impiego dei fattori produttivi la fa da padrona: fertilizzanti, agrofarmaci, acqua e parco macchine sono in cima ai pensieri degli agricoltori. Segue la tracciabilità dei prodotti lungo la filiera e la misurazione dell'impatto ambientale delle coltivazioni.

E se le piccole aziende tendono ad essere più interessate alla promozione del prodotto, al miglioramento della qualità del lavoro e alla riduzione dei danni alle coltivazioni, le grandi imprese tendono a essere più orientate all'ottimizzazione degli input legati al lavoro e ai mezzi agricoli.


Gli ostacoli all'innovazione

La piena adozione di un paradigma 4.0 risulta ancora poco diffusa in Italia. La Ricerca 2020 prova dunque ad analizzare quali sono le criticità che le aziende innovative hanno dovuto affrontare lungo la strada dell'innovazione. A pari merito troviamo l'interoperabilità delle soluzioni, la connettività in campo, il rientro dell'investimento e l'assistenza insufficiente. Più giù ancora la mancanza di competenze adeguate in azienda, la flessibilità delle soluzioni e la difficoltà di utilizzo.

Anche in questo frangente bisogna però fare una distinzione. Perché le aziende che non hanno mai provato tecnologie innovative sono più preoccupate dal mancato rientro dall'investimento e dall'assistenza insufficiente. In particolare sono gli aspetti economico-finanziari ad impensierire di più.

Mentre tra le aziende 4.0 il tema più sentito è quello dell'interoperabilità. Gli agricoltori infatti lamentano l'impossibilità di 'far parlare' attrezzature o software di produttori diversi. Uno scoglio non da poco, che ha un impatto sistemico in quanto impedisce l'estrazione di valore dai dati, che solo se analizzati e utilizzati nel loro complesso possono generare i maggiori benefici.

Proprio sul tema dell'interoperabilità l'Osservatorio ha voluto dedicare un focus specifico. Sono state analizzate ventiquattro piattaforme di integrazione dati ed è emerso che più della metà sono state sviluppate in Europa da iniziative comunitarie (sei) o private. E se la maggior parte delle piattaforme si concentra su di uno specifico ambito della filiera agricola (sedici), si segnalano anche i primi progetti 'from farm to fork'.

Ne sono un esempio le piattaforme Atlas e Demeter, sviluppate all'interno di progetti di ricerca Horizon 2020, che consentono l'integrazione di dati da differenti fonti per permettere agli agricoltori di avere il pieno controllo e decidere quali informazioni condividere, con chi e in quale luogo a monte e a valle della filiera.

Image Line è partner dell'Osservatorio Smart AgriFood