Cereali, semi ed oli vegetali, latte e derivati, zucchero, cacao, uova, frutta secca, caffè e legumi. In due parole le commodity agricole ed agroindustriali (cioè le materie prime) di fronte alla prova dell'emergenza coronavirus. Questo il tema delle analisi dei mercati, e delle stime, su cui si è concentrato l'evento online 'Commodity agricole 2021, analisi, trend e previsioni della filiera agro-industriale', organizzato da Areté (la società indipendente di ricerca, analisi e consulenza economica specializzata nei settori dell'agricoltura, del food e dei mercati connessi) ed Unione italiana food.
 
Emerge chiaramente infatti che i trend di prezzo delle materie prime agricole hanno subito una volatilità, che è comunque già presente, ulteriormente accentuata dall'impatto del Covid-19 - ma non soltanto - nel 2020. Secondo gli analisti "gli effetti delle dinamiche e l'elevato livello di incertezza si trascineranno non solo per gli ultimi mesi del 2020 ma influenzeranno anche il 2021, con la volatilità di prezzo che si conferma ormai come indiscussa protagonista dei mercati agroindustriali".

I principali elementi che hanno avuto effetti sul mercato nel corso del 2020 sono: la reazione dei prezzi del frumento duro ai picchi di consumo di pasta del lockdown; l'impatto delle misure della Commissione europea a sostegno dei prezzi dei derivati del latte, con gli incentivi allo stoccaggio privato; la straordinaria rivoluzione del mercato dello zucchero, che in pochi mesi ha visto sparire un deficit produttivo mondiale di oltre 10 milioni di tonnellate; la forte volatilità dell'intero comparto degli oli vegetali, ed i suoi legami col prezzo del petrolio che nel 2020 sono passati da 60 dollari al barile a prezzi negativi, per poi rimbalzare verso gli attuali 40 dollari; le continue tensioni tra Stati Uniti e Cina sui mercati agrifood, a cominciare dalla soia; le tensioni intrinseche al mercato delle uova, dove la minaccia di aviarie mette costantemente a rischio la disponibilità di prodotto in un mercato estremamente fragile.

Dall'analisi delle venticinque diverse materie prime agroindustriali viene fuori che la prima parte dell'anno ha visto come protagonista la domanda. Da un lato con il crollo dei prezzi delle materie prime legate agli energetici (oli vegetali, mais, zucchero) e dipendenti dal settore Horeca e dell'intrattenimento (latte e derivati, cacao); dall'altro con gli aumenti dei prezzi delle materie prime esposte direttamente o indirettamente allo stoccaggio casalingo (uova, frumento). Nella seconda parte dell'anno invece, con il graduale allentamento delle misure di contenimento dell'emergenza - con la ripartenza della domanda dei grandi paesi importatori e con l'implementazione di molteplici politiche pubbliche - molti mercati hanno dovuto fare i conti con un'offerta non più adeguata al contesto.

Il comparto semi e oli vegetali, tra giugno e ottobre è tornato ai livelli di prezzo di inizio anno, e in alcuni casi li ha superati. Produzioni limitate dalla carenza di manodopera straniera e condizioni meteo avverse, hanno portato gli stock dei principali paesi produttori a livelli non sufficienti ad assorbire il ritorno della domanda cinese e indiana. Fenomeni climatici hanno avuto forti impatti anche sul comparto cereali. Tanto che il dipartimento dell'Agricoltura americano (Usda) ha recentemente rivisto a ribasso gli stock. I rialzi si sono trasmessi anche al mercato del frumento, già segnato dalle difficoltà produttive e dalla carenza di stock nei principali paesi esportatori (Europa, Usa, Canada e Russia). Il frumento tenero, sul mercato finanziario europeo, ha registrato un aumento di prezzo di circa il 30% rispetto ai minimi della scorsa campagna. Ancora più evidente l'aumento di prezzo del frumento duro, con il prodotto nazionale ai livelli più alti dal 2015 e una mancata quotazione a Foggia, il 23 settembre scorso, per l'abbandono della seduta della Camera di commercio di parte della Commissione in seguito al timore di ribassi.

Sui prezzi europei dello zucchero invece pesa ancora l'accumulo di stock durante il lockdown; anche se la ripartenza dei prezzi internazionali, una produzione europea compromessa dalla diffusione dello 'yellow virus' ed un rinnovato fabbisogno europeo di import, lasciano presagire poco spazio per ulteriori cali.
Ci si concentra anche sull'analisi delle molteplici politiche pubbliche - viene spiegato - "implementate per influenzare i prezzi o per garantire l'approvvigionamento interno. Gli incentivi allo stoccaggio privato della Commissione europea di burro, polveri e formaggio, hanno contribuito a risollevare il mercato di latte e derivati dai minimi toccati tra aprile e maggio. I futuri acquisti di nocciole e di uva passa annunciati dal Tmo turco e di mandorle di Usda hanno mantenuto elevati i prezzi delle nocciole turche e dell'uva passa e limitato il tracollo dei prezzi della mandorla".
Una volatilità rialzista è stata trasmessa ai prezzi anche da "politiche su export e import, come i limiti all'export di seme di girasole russo, la riduzione del dazio di importazione di lenticchie in India, e l'accordo commerciale tra Usa e Cina che ha impattato soprattutto sulla soia e sui suoi derivati".

Naturalmente alla volatilità dettata dagli shock di domanda e offerta, e dall'implementazione di politiche pubbliche, si è sommata l'incertezza del quadro economico che ha favorito "fenomeni di speculazione sui mercati finanziari e variabilità dei tassi di cambio, con ribaltoni nei rapporti di competitività e nei flussi di scambi tra paesi. Una su tutte la svalutazione delle valute sudamericane rispetto al dollaro, che ha aumentato la competitività del prodotto brasiliano e argentino su mercati chiave".