Le delegazioni hanno avuto modo di confrontarsi fino a notte fonda, approfittando di una visita all’Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo-Bra (Cuneo), fondata da Carlin Petrini, fondatore di Slow Food.
Rientro nella notte, e temi impegnativi sul piatto, per i quali – nonostante l’Unione europea tuteli le produzioni tipiche attraverso un sistema di Dop e Igp – il buon esito dei risultati non è così scontato. Parlando infatti di tutela dei prodotti agroalimentari e di lotta alla contraffazione, le posizioni nello scacchiere comunitario non sempre coincidono e la stessa idea di garanzia del Made in non è così uniforme.
Il ministro Martina, intervenendo a Pollenzo, lo ha detto chiaramente, allargando i confini del dibattito. “Abbiamo una battaglia da fare tanto in sede europea, quanto e soprattutto in sede internazionale – ha spiegato - ed è quella della difesa delle nostre produzioni agroalimentari”.
“Nello spazio europeo abbiamo già a disposizione alcuni strumenti importanti, che in quest’ultimo anno hanno funzionato – ha proseguito Martina -. Penso ad esempio alla misura ex officio, e noi siamo tra i Paesi che l’hanno più utilizzata e con grande efficacia”.
La linea è dunque tracciata. “Vogliamo andare ancora oltre e irrobustire ulteriormente questo strumento e lavorarci – ha reso noto - mentre a livello internazionale dobbiamo sviluppare un lavoro serio sulla difesa delle indicazioni geografiche”. Un tema che il responsabile del dicastero di via XX Settembre ha definito “delicato, ma che per l’Italia è fondamentale”.
Verso un Forum internazionale a marzo 2015
“Nella primavera del 2015, prima di Expo, a Milano faremo un grande forum internazionale per discutere della lotta alla contraffazione alimentare - ha aggiunto Martina - ne abbiamo parlato anche con i colleghi e riuniremo le principali agenzie europee che si occupano di contraffazione. L’Italia dedicherà spazio a tutti gli strumenti che servono per rafforzare queste misure di controllo, tanto nello spazio europeo quanto negli accordi commerciali internazionali”.
E proprio con riferimenti agli accordi intercontinentali, nella fattispecie il dialogo con gli Stati Uniti, il Canada, il Giappone e altri Paesi, secondo il ministro Martina “l’Europa si può presentare unita a questi tavoli, deve sapere che ha un patrimonio straordinario da difendere. L’Italia in questo scenario è il Paese che ha la sensibilità maggiore, insieme ad alcuni altri Stati, come per esempio la Francia e non solo. Da questo punto di vista, noi possiamo segnare anche un cambio di passo nella discussione europea”.
Idee chiare, espresse mentre Coldiretti fa sapere, su un altro palcoscenico, che dall’inizio della crisi è aumentato del 248% il valore di cibi e bevande sequestrati perché adulterati, contraffati o falsificati. Dati che Palazzo Rospigliosi elabora sulla base dell’attività dei carabinieri dei Nas nel periodo 2007-2013.
Ieri, a margine del pranzo a Milano con i ministri agricoli dell’Ue, il ministro Martina si è lasciato andare a un commento sulla Pac che dal prossimo 1 gennaio accompagnerà gli agricoltori italiani ed europei fino al traguardo del 2020.
“La nuova Pac – ha dichiarato - non è un documento ideale, ma getta comunque le basi per operazioni di sostegno alle aziende agricole. Abbiamo lavorato con le Regioni per costruire nella nuova programmazione interventi mirati. Le condizioni per fare un buon lavoro ci sono tutte nonostante questa non sia la Pac che vogliamo. Gli spazi per operazioni vere di sostegno alle imprese agricole ci sono tutti”.
Ogm: apertura verso la ricerca (e basta)
Il dibattito – a margine del Consiglio informale - non ha lasciato fuori nemmeno gli ogm. Lasciando le ideologie fuori dalla porta, ma senza concedere eccessive aperture. “Il nostro obiettivo – ha detto Martina - è quello di costruire linee di ricerca in campo agricolo che salvaguardino la biodiversità: penso che non si debba andare oltre questa soglia”.
Bisogna, comunque, “andare oltre il dibattito ogm sì, ogm no. Il nostro approccio è quello che tende a confermare attorno al tema della specificità agroalimentare italiana il tratto distintivo con il quale l’Italia potrà giocare la propria partita - ha sottolineato -. È centrale la tutela della biodiversità dei territori e non sono convinto che l’Italia possa omologarsi ad altri sistemi produttivi”.
Durante Expo 2015 - ha dichiarato il ministro italiano - si potrà discutere su temi come quello dell’ogm, creando “una piattaforma che ospiti un libero confronto di idee”.
Una posizione che il ministro delle Politiche agricole esprime proprio in concomitanza dell’annuncio dei risultati di uno studio su “L’impatto dei mangimi geneticamente modificati sugli allevamenti di bestiame”, realizzato dall’Università della California di Davis, secondo cui le carni di animali alimentati con mangimi ogm hanno le stesse caratteristiche di quelle ricavate da animali che sono stati nutriti con mangimi non ogm. La ricerca sarà pubblicata sul numero di ottobre del “Journal of Animal science”.