Bisogna sbrigarsi: entro il primo di ottobre cambieranno le norme per la registrazione dei propri impianti di produzione agroalimentare presso la Fda, ovvero la Food and Drug Administration, l'ente di controllo americano per la salubrità di cibi, bevande e varie sostanze con cui si viene a contatto nella vita di tutti i giorni, come i cosmetici per esempio. Per evitare malintendimenti, la "D" di "drug" sta per medicinali, non per droghe.
La Fda stabilisce quindi le norme alimentari che regolano cibi e bevande distribuite negli Stati Uniti, tranne quelli già regolati dall' Usda, ovvero il Dipartimento nazionale dell'agricoltura.
Gli alimenti e le bevande importate vengono peraltro considerate già in commercio "interstatale" americano quando abbiano raggiunto il porto di entrata degli Stati Uniti.
Prodotti italiani soggetti alle regole della Fda sono per esempio i  prodotti freschi come frutta e verdura, sui quali la Fda opera i controlli sui residui di agrofarmaci, come pure verifica contaminazioni di tipo microbiologico. Ma anche i prodotti alimentari trasformati, gli integratori alimentari, l'acqua in bottiglia, i prodotti lattiero-caseari e ittici e alcune bevande alcoliche come birra e vino.
Chi vuole esportare in Usa deve ottenere la registrazione presso la Fda dei propri impianti agroalimentari, pena il blocco delle importazioni.
Questa registrazione è richiesta ai sensi della legge americana contro il bioterrorismo. E la data dell'11 settembre, giorno in cui questo articolo viene scritto, dovrebbe far capire quanto mai sia attuale questa tematica per gli Americani.
La Fda ha quindi la facoltà di rifiutare l'ingresso negli Usa di cibi o bevande ove l'impianto straniero di produzione sia sprovvisto della regolare registrazione.
Inizialmente, questa richiesta di registrazione andava inoltrata solo una volta, al momento in cui s'intendeva iniziare ad esportare negli Usa. Ora invece diverrà necessario reinoltrare questa richiesta e ri-registrarsi con cadenza biennale. In pratica, ogni 24 mesi le aziende straniere che vogliano fare business con l'America dovranno sottoporsi alla trafila burocratica di accreditamento.
La sezione 415 del Food, Drug and Cosmetic Act (Fdca) è stata infatti modificata in tal senso e i produttori stranieri si doranno adeguare.
Più che per prevenire rischi per la salute degli Americani, o per garantire la loro sicurezza da attacchi bioterroristici, questo inasprimento burocratico vi è il sospetto sia solo parte più che altro di uno dei tanti tasselli della guerra economica non dichiarata che gli Usa stanno facendo alle nazioni straniere, in primis quelle Europee.
Sia come sia, dopo i crack delle banche d'affari americane, che hanno dato la stura alla crisi attuale; dopo le speculazioni di borsa e gli sciacallaggi sugli "spread" dei Paesi europei, viene ora eretto un ostacolo in più alle aziende che abbiano faticosamente guadagnato negli Usa una fetta di mercato.
Sarà quindi bene che l'agroindustria italiana non si faccia prendere in contropiede da questa nuova misura e corra a inoltrare richiesta di registrazione presso la Fda. La scadenza, come detto, è il primo di ottobre. E l'autunno promette quindi di essere molto caldo.