La campagna lattiero casearia 2022-2023 del Pecorino Romano in Sardegna ha continuato a macinare aumenti nel periodo a cavallo delle festività natalizie, per poi stabilizzarsi. Ieri, 9 gennaio 2023, i prezzi all'ingrosso del tipico formaggio sardo in Borsa Merci a Milano, per forme con almeno cinque mesi di stagionatura, franco luogo di stagionatura e Iva esclusa, sono pervenuti ad un valore medio di 13,70 euro al chilogrammo, corrispondente alle stesse quotazioni del 29 dicembre scorso, ma si stratta di ben 0,15 euro al chilo in più dell'ultima rilevazione di AgroNotizie®, ferma al 12 dicembre 2022, quando il valore medio si era fermato a 13,55 euro al chilogrammo. Questo perché il 19 dicembre si era verificato un nuovo aumento.


Dal canto suo il prezzo medio e prevalente del latte ovino pagato in acconto dall'industria di trasformazione, rilevato il 30 dicembre 2022 ed il 6 gennaio da Ismea, vola a 1,50 euro al litro, mentre quello pagato dalle cooperative - in netta controtendenza - persiste a 1,30 euro.


Il boom dei prezzi del formaggio continua a risentire dei rincari di materie prime e carburanti e dei recenti contraccolpi delle epizoozie sull'Isola, tutti fattori che hanno contribuito a restringere e rendere più costosa l'offerta di latte idoneo alla produzione tanto del Pecorino Romano, vero benchmark della zootecnia sarda, quanto degli altri pur importanti formaggi a base di latte ovino. Ma a questo punto il mercato appare influenzato anche da un aumento della domanda sui mercati esteri.

 

Pecorino Romano, prezzo massimo a 13,85 euro al chilo

Ieri, 9 gennaio 2023, in Borsa Merci a Milano il Pecorino Romano è stato quotato a 13,55 euro sui minimi e 13,85 sui massimi, stabile sull'ultima seduta del 29 dicembre scorso, ma in aumento di 0,15 euro sul 12 dicembre scorso (+1,1%), ultima rilevazione di AgroNotizie®. Questo perché nel frattempo -  il 19 dicembre 2022 - si era verificato il nuovo incremento di prezzo sopra descritto: +0,15 euro al chilo sia sui minimi che sui massimi.
 
Rispetto al 22 aprile 2022, il prezzo medio del Pecorino Romano Dop è passato da 10,80 euro al chilo a 13,70 euro, registrando un incremento di valore pari a 2,90 euro al chilo (+26,85%).
 
Secondo il Clal, il prezzo medio del Pecorino Romano di gennaio 2023 raggiunge i 13,70 euro al chilogrammo, cresciuto dello 0,74% sul precedente mese di dicembre 2022 del +38,24% su gennaio 2022.
Intanto, il prezzo medio su base annua (gennaio-dicembre 2022) ha chiuso a 11,58 euro al chilogrammo e risulta cresciuto del 31,64% sul prezzo medio dell'analogo periodo del 2021, pari a 8,80 euro al chilogrammo.

 

Latte ovino, l'industria aumenta il prezzo del 7,1%

Il latte ovino all'ovile rilevato da Ismea in Sardegna il 6 gennaio 2023, nelle sue diverse qualificazioni geografiche e di mercato, appare stabile sul 30 dicembre 2022, quando invece si sono verificati gli ultimi rilevanti movimenti.

 

In particolare, il 30 dicembre scorso, sul finire del terzo mese di campagna lattiero casearia, aumenta del 7,1% il prezzo di cessione del latte nel rapporto tra pastori e industria di trasformazione rispetto alla settimana precedente e sui valori del 9 dicembre, gli ultimi monitorati da AgroNotizie®.

 

Infatti, il prezzo medio e prevalente di acconto passa da 1,40 euro al litro ad 1,50 euro al litro, alle condizioni di franco azienda, Iva inclusa, valore comunque compreso tra 1,00 euro al litro sui minimi e 1,70 euro sui massimi. In pratica l'aumento è tutto caricato sui valori massimi e per 0,20 euro al litro.

 

Ismea il 30 dicembre invece non registra aggiornamenti per quanto riguarda il prezzo del latte all'ovile pagato dalle cooperative agli allevatori ovini sardi. Infatti il prezzo medio si è confermato ad 1,30 euro al litro, da un minimo di 1,20 euro al litro ad un massimo di 1,40 euro, il tutto dopo aver subito un calo di 0,10 euro il 9 dicembre.


Anche le più recenti quotazioni Ismea confermano, diversamente da quanto accaduto nelle scorse campagne, che il prezzo che lega gli allevatori ovini sardi alle cooperative appare meno ampio di quello praticato dall'industria: il primo è un valore a titolo definitivo per i pastori non soci, mentre è un acconto per i soci, ai quali spettano gli anche gli utili di fine esercizio. Questo secondo caso del prezzo pagato dalla cooperazione è del tutto simile al prezzo pagato dall'industria rilevato in questa fase da Ismea, che è sempre un mero prezzo di acconto.

 

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