Continuano a perdere posizioni sul mercato le carni provenienti dalle vacche che escono dagli allevamenti da latte, che pure rappresentano una fetta importante della carne prodotta in Italia.

In marzo le rilevazioni di Ismea collocano il prezzo medio di questa tipologia a meno di un euro al chilo di peso vivo.
Nel confronto fra il mese di marzo e quello di febbraio la caduta è stata di oltre il 14%.
Impietoso il confronto con lo stesso periodo dell'anno precedente. Rispetto ad allora i prezzi sono crollati di quasi il 17%, acuendo in qualche misura le difficoltà vissute in questa stagione dagli allevamenti da latte, compressi fra quotazioni del latte in caduta e prezzi delle vacche di riforma in costante ribasso.
 

Bene i vitelloni

Situazione opposta si registra per le carni degli animali vocati a questa produzione.
Per i vitelloni i prezzi rilevati da Ismea si collocano a 2,51 euro per chilo di peso vivo.
Il confronto fra marzo e febbraio mostra un aumento prossimo al 2%, che arriva a sfiorare il 4% se si guarda all'anno precedente.

Segno che il mercato apprezza le produzioni di qualità ed è pronto a riconoscerle con prezzi più premianti per gli allevatori.
 

L'accordo

A dare un ulteriore impulso al mercato delle carni bovine di pregio arriva ora l'accordo che sancisce l'apertura del mercato cinese alle carni bovine italiane.

Ne ha dato notizia con un comunicato Assocarni, l'associazione che riunisce larga parte delle industrie di questo settore.
Nel commentare l'accordo, il vicepresidente Luigi Scordamaglia ha ricordato che si tratta di un risultato che prende le mosse dal perfetto coordinamento con l'Ambasciata d'Italia a Pechino e con i nostri ministeri degli Esteri, della Salute e dell'Agricoltura.

"Un accordo – ha sottolineato Scordamaglia – che oggi apre, in uno scenario di commercio globale non facile, nuove opportunità importanti per le aziende italiane del settore bovino".
 

Obiettivo qualità

Le opportunità per la carne italiana, si legge in una recente intervista rilasciata ad Agra press dal direttore di Assocarni, Francois Tomei, saranno giocate soprattutto sul fronte della qualità, per superare la concorrenza di giganti della produzione di carne bovina come Brasile e Argentina o Uruguay e Australia.

Cadono così anche gli ultimi ostacoli, risalenti ai lontani episodi della Bse (vacca pazza), che avevano comportato la chiusura delle frontiere cinesi alla carne bovina italiana.
La possibilità di esportare verso la Cina potrà essere colta potenzialmente da tutti gli stabilimenti italiani, dopo le verifiche sul campo degli ispettori del ministero della Salute.


Mercati più "tonici"

E' presto per dire quale potrà essere la massa di carne italiana che potrà approdare sul mercato cinese.
Resta in ogni caso un "tonico" per il mercato interno, del quale potranno trarre vantaggio le produzioni di qualità, non sempre adeguatamente premiate per il loro valore.