E c'è un accordo sul meccanismo di formazione del prezzo del latte ovino sardo alla stalla al tavolo del latte tenutosi ieri a Cagliari, che da quanto dato capire dovrebbe ispirarsi ad un aggancio del valore monetario alla qualità casearia della materia prima e meccanismi di mercato. Ma non c'è accordo sul prezzo minimo del latte alla stalla: 60 centesimi al litro. Su tale cifra, offerta dai trasformatori, si registra il secco no dalla parte agricola. E tra una settimana, mercoledì 13 febbraio, ci sarà un nuovo incontro.

Intanto, Coldiretti Sardegna ha ugualmente dichiarato lo stato di mobilitazione: per scongiurare che l'accordo salti sul prezzo minimo, ritenuto "inaccettabile". E' questo il risultato pervenuto in serata di ieri da Cagliari, dove l'assessore dell'Agricoltura della Regione Sardegna, Pierluigi Caria, aveva riunito nel pomeriggio il tavolo del latte ovicaprino per tentare di trovare la quadra su un regime di prezzi controllati.

Erano presenti l'Organismo interprofessionale del latte ovino sardo, Coldiretti Sardegna, Confagricoltura Sardegna, Copagri Sardegna, Agci Sardegna, Confcooperative, Legacoop, Confindustria, Cooperativa allevatori ovini, Consorzio tutela Pecorino Romano, Consorzio tutela Pecorino Sardo, Consorzio tutela Fiore Sardo, Banco di Sardegna, Sfirs, Fidicoop e Aspi.
 
Industriali e allevatori trovano l'accordo sui meccanismi e sui punti che determinano il prezzo del latte. Ma per la svolta bisogna aspettare ancora: le due parti dovranno vedersi ancora per definire l'articolo uno della piattaforma portata ieri pomeriggio al tavolo di trattativa davanti all'assessore regionale dell'Agricoltura Pierluigi Caria. È l'articolo più importante, quello che dovrebbe fissare il prezzo minimo del latte. Perché, quando si scende a 0,60 euro di acconto, gli allevatori non ci stanno. Anche perché l'ultimo prezzo proposto dalle organizzazioni agricole è di 70 centesimi, già ritenuto basso dagli stessi allevatori.

"Fra una settimana ci rincontreremo – ha detto Caria – sarebbe un accordo storico se si definisse ora un prezzo minimo del latte, diverso chiaramente dai 60 centesimi, e legare questo prezzo alle dinamiche del mercato con parametri definiti. Si è voluto prendere tempo per consentire alle associazioni di parlarne con coloro che rappresentano. Manca quindi l'articolo uno, ma gli altri dodici articoli sono stati votati all'unanimità. E sono importanti perché sono quei meccanismi che poi determinano il prezzo del latte. Faremo una valutazione alla fine: il compito della Regione era quello di far dialogare le parti e lo stiamo facendo" ha concluso l'assessore.

La riunione si era aperta alle 15.00 negli uffici di via Pessagno a Cagliari ed è andata avanti per oltre quattro ore. Tra alti e bassi, momenti di discussione, ma anche di apertura. Ad un certo punto è filtrata la notizia che l'accordo era fatto, poi l'epilogo noto.
 

Coldiretti annuncia lo stato di mobilitazione

"Il mondo della trasformazione scricchiola davanti al forte pressing che arriva da tutto il mondo produttivo sardo, che vede schierato dalla propria parte anche le cooperative. Ormai sono tutti in mobilitazione, dura, determinata e ad oltranza fino al raggiungimento dell'obiettivo: aumentare il prezzo del latte - esordisce la nota di Coldiretti Sardegna diramata nella tarda serata di ieri.
 
"Stiamo già preparando – annuncia Coldiretti Sardegna azioni concrete per riportare maggior equilibrio e distribuzione lungo tutta la filiera, non possiamo restare in queste condizioni".
 
La chiusura del tavolo, aggiornato a mercoledì 13 febbraio, su richiesta degli industriali caseari, è stata determinata dalla loro richiesta di un supplemento di tempo prima di decidere di rivedere il prezzo minimo di 60 centesimi a litro di latte, finora proposto.   
 
"Crediamo che sia praticabile la strada di rivedere il prezzo del latte - afferma il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu -. Per la prima volta gli industriali caseari aprono alla possibilità di rivedere il prezzo, adesso però vogliamo atti concreti, per questo continuerà la nostra pressione, faremo sentire la rabbia e l'esasperazione che si sta vivendo negli ovili".
 
"E' da tre mesi che spieghiamo che con questa remunerazione si faranno chiudere gli ovili - spiega il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba -, per questo abbiamo chiesto di fare squadra, di ragionare da filiera e fare tutti sacrifici per superare questo momento. E' l'unica strada praticabile per mostrarci uniti, dare segnali incoraggianti al mercato".

"Non può prevalere sempre l'egoismo, la strada semplice di scaricare solo sui pastori i costi della crisi - aggiunge Cualbu -. Il prezzo proposto è inaccettabile. Gli ovili sono una polveriera, la tensione è altissima ed incontrollabile e quanto sta avvenendo sta a dimostrarlo. Siamo persuasi che una mediazione si possa trovare e che possa permettere al mercato di sbloccarsi. Ma ora spetta agli industriali farlo".
 
"Se questi pochi giorni non porteranno a nulla – chiosano il presidente e direttore di Coldiretti Sardegna –  si dovranno percorrere tutte le strade per denunciare questa situazione che sta strozzando i pastori. Siamo pronti per mettere in atto una serie di iniziative in tutta la Sardegna".