Sul Consiglio dei ministri agricoli del 27 e 28 giugno gli allevatori riponevano molte speranze. Si dovevano dirimere questioni cruciali per la soluzione della crisi del latte, da mesi in una spirale di prezzi in discesa. Le cause sono note: crescita della produzione in tutta la Ue, consumi in calo. Ingredienti perfetti per un crollo dei prezzi.
Già dalla fine del 2015 Bruxelles aveva tentato varie soluzioni: aiuti all'ammasso privato dei formaggi, aumento del regime “de minimis”, oggi a 15mila euro per azienda, e poi un plafond di 500 milioni di euro dai quali i Paesi membri potevano attingere per aiuti mirati. Di questi soldi si è speso appena il 60% e con la fine di giugno il rimanente tornerà nelle casse di Bruxelles. Così, nessuna di queste e delle altre iniziative messe in campo è riuscita a modificare il quadro e la crisi è ancora lì, pesante come prima.

Le proposte in attesa
Come fare? Da più parti è partita la proposta di incentivare gli allevatori a ridurre la produzione. In Italia l'idea è piaciuta a tal punto da inserirla in un decreto legge già approvato e ora in attesa degli strumenti applicativi. Magari con la benedizione di Bruxelles, alla quale si è anche proposto di mettere l'origine del latte su tutti i prodotti lattiero-caseari. Idea condivisa dalla Francia, che in questa direzione ci ha persino anticipato.
Poi si chiedeva un raddoppio degli aiuti de minimis e incentivi per frenare la produzione. Ma non se n'è fatto nulla. Tutta colpa, ha fatto capire il commissario all'Agricoltura Phil Hogan, del mancato impiego di quasi metà dei 500 milioni di euro stanziati nello scorso settembre.

La situazione
Il Commissario si è così limitato a fotografare la situazione in atto, confermando che nei primi 4 mesi del 2016 la produzione di latte nella Ue è aumentata del 5,6% (che diventa il 4,7% se si tiene conto dell'anno bisestile) per un totale di 2,8 milioni di tonnellate. All'aumento della produzione ha fatto seguito una riduzione del pezzo, fermo in media nella Ue a 27,3 centesimi di euro al chilo.
Qualche segnale positivo, ha ricordato il Commissario, arriva dall'aumento della domanda che ha portato ad un aumento delle esportazioni (+9%), con punte importanti per burro (+49%) e formaggi (14%). Un aumento, ha tenuto a evidenziare Hogan, insufficiente ad assorbire la maggior produzione europea.
I prezzi tuttavia hanno segnato qualche spunto al rialzo. Il latte spot italiano ha superato il 27 giugno la soglia dei 30 centesimi al litro, con un aumento di quasi il 12%. Ma si è ancora distanti dalle quotazioni dello scorso anno, superiori di oltre il 10%. E' dunque presto per interpretare questi segnali come un'inversione di tendenza del mercato.

Rinvio per il latte e stop ai suini
La crisi, dunque, è tutt'altro che risolta, ma si è preferito rimandare al 18 luglio, con la prossima riunione del consiglio dei ministri agricoli, ogni ulteriore decisione sulle iniziative da prendere per la crisi del latte.
Non così per gli allevamenti di suini, le cui speranze di ottenere un qualche aiuto da Bruxelles sono naufragate dopo il modesto miglioramento della situazione di mercato. Al commissario Hogan non è sfuggito che il prezzo della carne suina è ora sopra i 150 euro al quintale. Il 2% in più di quanto quotava nei 12 mesi precedenti. Tanto è bastato per far decidere al Commissario di escludere ogni ipotesi di nuovi aiuti all'ammasso privato.