“La nostra peculiarità di allevamento è altamente sostenibile e basata sulla naturalità dei prodotti. L’80% dei terreni irlandesi è destinato al pascolo, dove gli animali permangono per 312 giorni all’anno. Inoltre le stalle sono di piccole dimensioni, circa 70 vacche, con molto spazio a disposizione”.
E' un modello green quello che Enda Shine, sales manager della cooperativa irlandese Ornua, presenta ai buyer giapponesi, nel corso della missione di alto livello guidata, nelle scorse settimane, dal commissario europeo all’Agricoltura, Phil Hogan.

Un viaggio istituzionale-diplomatico, finalizzato al rafforzamento dei rapporti commerciali e supportato dalla presenza di produttori, organizzazioni, cooperative, realtà di trasformazione dei prodotti agricoli europei. A corollario, la settimana “Tastes of Europe” per promuovere in alcuni ristoranti di Tokyo (ma lo stesso è avvenuto a Shangai e Pechino) il cibo made in Eu.

A presentare il comparto lattiero caseario nel suo insieme ci pensa appunto Enda Shine, sales manager della più importante cooperativa lattiero casearia dell’Irlanda. Ornua, fondata nel 1961, conta 14mila allevatori soci e un fatturato di circa 1,8 miliardi di euro. Detiene il marchio Kerrygold ed esporta in 110 Paesi non soltanto prodotti lattiero caseari, ma anche bovini.

I dati mondiali
"La produzione mondiale di tutti i tipi di latte è di 800 milioni di tonnellate" afferma Shine. "Primo produttore è l’Asia, con 300 milioni di tonnellate annue, pari al 38% della produzione globale. Alle spalle si colloca l’Europa (230 milioni di tonnellate, 29%), seguita da Nord America (120 milioni di tonnellate, 15%), Sud America (70 milioni di tonnellate, 9%), Africa (50 milioni di tonnellate, 6%) e Oceania (30 milioni di tonnellate, 4%)".
Oceania, Stati Uniti, Argentina, Bielorussia, parte dell’Unione europea hanno un surplus produttivo, "ma a livello mondiale solo il 9% della produzione di latte equivalente, pari a 71 milioni di tonnellate, è esportata".

Il post quote latte in Europa
"L’Unione europea ha aumentato di 3,7 milioni di tonnellate (+2,5%) la propria produzione di latte nel 2015, accelerando in particolare dopo l’abolizione del regime delle quote, avvenuta il primo aprile dello scorso anno" riassume Shine . "I Paesi che hanno incrementato maggiormente la capacità produttiva sono Irlanda (13,6%), Olanda (6,9%), Danimarca (3,1%), Polonia (2,7%)".

L’Italia ha prodotto l’1% in più rispetto all’anno precedente.
L’Irlanda fra il 2007 e il 2009 ha prodotto 4,9 miliardi di litri di latte, l’80% di questo destinato all’export. "Entro il 2020 prevediamo una crescita del 50%, per arrivare a 7,4 miliardi", rivela Enda Shine.
A livello di cooperativa, Ornua ha instaurato da tempo rapporti commerciali con Cina e Giappone. Inoltre, "stiamo guardando con interesse all’Africa".

AgroNotizie ha intervistato Enda Shine, a margine del suo intervento di presentazione, per una lettura del mercato.

Enda Shine, qual è il suo commento sull’attuale scenario del comparto lattiero caseario?
"E' una crisi senza precedenti, che ha colpito duramente, in modo particolare in Europa. Nessuno poteva immaginare una flessione così marcata del mercato. Penso però che nei prossimi 8-10 mesi ci sarà un lento ritorno alla crescita dei prezzi, perché sono convinto che in questa fase abbiamo raggiunto il punto più basso dei prezzi".

Intravede dunque un miglioramento?
"Sì, anche se timido. Ci vuole pazienza, perché non si profilano all’orizzonte indicatori che fanno immaginare un’esplosione del mercato. Tuttavia, ritengo, come dicevo, che adesso ci siano margini per una lenta ripresa. Possiamo infatti intravedere alcuni elementi positivi. Fra questi, il fatto che sia terminato il picco produttivo nella parte australe del mondo, il ritorno agli acquisti della Cina, dopo una contrazione che ha destabilizzato lo scenario su scala mondiale. I prezzi dei cereali e del greggio sono legati al mercato del latte e derivati e i segnali indicano una ripresa dei prezzi del grano. Rispetto alla domanda, l’offerta è ampia, ma sono fiducioso che vi sarà, seppure non a brevissimo, un aumento graduale dei prezzi".

Non pensa che l’Europa dovrebbe diminuire la produzione di latte?
"Credo che la decisione dipenda molto dai singoli Paesi, in ultima analisi, anche se devo riconoscere che la situazione attuale non è certo di aiuto per la marginalità dei produttori".

Non pensa che i 500 milioni di euro assegnati agli Stati membri lo scorso settembre per la gestione della crisi del comparto lattiero caseario siano stati distribuiti in maniera poco equa?
"Credo che il provvedimento sia stato di aiuto, comunque, al settore. Sarebbe stato ancora più pesante per il settore se non ci fossero stati. Non sono però sicuro di come questa cifra è stata divisa fra gli Stati membri e dunque non posso dire se altre soluzioni sarebbero state più efficaci. Mi sono limitato ad un’analisi di tipo commerciale e preferirei non addentrarmi in questioni che vanno oltre i risvolti tecnici".