Rendere fruibili da subito le risorse del “Fondo Latte” per la ristrutturazione dei debiti e per la crescita di liquidità delle imprese, accrescere il valore del “de minimis” almeno fino a 50.000 euro e sospendere il pagamento degli oneri previdenziali a carico dei lavoratori dipendenti nel settore. Sono queste alcune delle richieste che gli allevatori mobilitati dalla Cia, la Confederazione italiana degli agricoltori, hanno portato all'attenzione del Governo durante la “marcia delle vacche”, la manifestazione di protesta che si è svolta il 7 marzo a Carmagnola in provincia di Torino. A muovere gli allevatori è la difficile situazione che si sta vivendo su ogni fronte, dalla carne al latte. E non basta l'impegno del Governo, che raccoglie comunque l'apprezzamento della Cia, con l’aiuto straordinario dei 25 milioni d’euro e l'aumento della compensazione iva al 10%. In particolare per il latte, la Cia denuncia la difficile situazione di mercato e le scelte penalizzanti di alcune industrie di trasformazione, con un esplicito riferimento a Lactalis che si appresta a “rinunciare alle forniture italiane di latte”, come afferma un documento diffuso da Cia.

Valorizzare il latte italiano
Una situazione, afferma la Cia, che rischia di risultare distruttiva della struttura di allevamento delle zone maggiormente interessate a Lactalis. A fronte delle scelte unilaterali di rescissioni di contratti preannunciate a partire dal primo marzo da Lactalis, si rischia la chiusura di stalle e l’aumento della dipendenza del nostro Paese dalle importazioni. Di qui l'invito alle altre aziende di trasformazione ad occupare gli spazi vuoti lasciati da Lactalis per sostenere il latte italiano di qualità e aprire nuovi canali di commercializzazione sui mercati mondiali.

Le richieste
La Cia si appella al ministero per le Politiche agricole affinché sia promosso lo sviluppo di relazioni interprofessionali nella filiera. A loro va affidato fra l'altro il compito di mantenere e sviluppare la produzione italiana di latte, interrompendo la chiusura delle stalle il cui numero negli ultimi dieci anni è sceso di 25mila unità. Fra le richieste figura anche quella di eliminare i vincoli “di qualità” nel pagamento degli “aiuti accoppiati”, per assegnarli a tutti gli allevatori e favorire la contrattazione collettiva con regole chiare e procedure più trasparenti, oltre a rafforzare le norme sulla etichettatura.