Riflettere sul modello latte
L'assessore Fava, regista poco più di un anno fa dell'accordo sul prezzo del latte fra produttori e industria di trasformazione, ha parlato di una "crisi emblematica", perché "il fatto che le oscillazioni dei prezzi del latte siano legate a fenomeni esogeni, in un contesto regionale che valorizza oltre il 50 per cento del proprio latte attraverso le Dop, induce a riflettere sul modello".
Come affrontare il tema quote
E una delle domande che si pone l'assessore, con la fine delle quote latte, è "come affrontare il futuro, perché va benissimo togliere vincoli alla produzione, ma in qualche modo è necessario individuare delle regole, perché un mercato senza regole diventa selvaggio".
Regole idonee per tutelare i prodotti
Dalla crisi del lattiero-caseario a un altro segmento produttivo lombardo in forte difficoltà: la suinicoltura. "Bisogna che il sistema si interroghi su quale direzione prendere - ha sostenuto l'assessore Fava -, perché, se puntiamo sulle tipicità, sulle produzioni di qualità e poi al ministero delle Politiche agricole è fermo un 'decreto salumi', che consente di chiamare 'prosciutto' qualsiasi tipo di carne cotta, a prescindere dal fatto che sia maiale o no, e soprattutto che sia possibile addizionare prodotti chimici e aromi per migliorare, se necessario, le caratteristiche, siamo fuori strada". "Credo che il Mipaaf farà marcia indietro - ha proseguito -, ma dobbiamo stare molto attenti ad avere regole idonee a tutelare i nostri prodotti".
Pac
Quanto alla Pac che entrerà in vigore dal prossimo gennaio, Fava ha auspicato uno sgravio della burocrazia e maggiore attenzione alla competitività dei sistemi agricoli. "Le risorse destinate agli agricoltori sul Primo pilastro - ha ricordato l'assessore - per una trattativa italiana inspiegabile, saranno sensibilmente inferiori rispetto al passato, solo parzialmente compensati dai 113 milioni di euro in più che la Lombardia è riuscita a ottenere sul Secondo pilastro dello sviluppo rurale".
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Fonte: Regione Lombardia