Gli sforzi degli agricoltori transalpini, infatti, sono stati riconosciuti dalla Corte di Giustizia europea, ma giudicati “insufficienti”, tanto che la stessa Francia è stata condannata e la Commissione europea avrebbe inoltrato un secondo ricorso contro Parigi. La Francia, nel frattempo, ha annunciato di voler condurre studi scientifici per rivedere, su basi certe, la direttiva nitrati, profondamente contestata dagli imprenditori agricoli d’Oltralpe e oggetto di un braccio di ferro col governo francese.
“Non posso che condividere la linea del premier francese Valls – ha detto Fava –, che è la stessa seguita dalla Lombardia, dalla quale è emerso chiaramente che il mondo agricolo contribuisce appena per il 10% all’inquinamento da azoto nitrico, pur pagando un prezzo elevatissimo”.
“È ora che l’Unione europea si renda conto che così il sistema non può più reggere – prosegue l’assessore Fava – e che, se davvero si vuole perseguire un’efficace strategia di contrasto all’inquinamento da nitrati, è necessario accertare le responsabilità di tutti i comparti produttivi e degli insediamenti civili, interrompendo lo scaricabarile contro gli agricoltori, una categoria che gioca invece un ruolo fondamentale nella cura e gestione del territorio e che rappresenta il primo anello della filiera agroalimentare, sempre più strategica in chiave economia”.
L’assessore Fava giudica positivamente l’atteggiamento di collaborazione assunto dal ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina. “È lombardo e conosce bene il ruolo della zootecnia nel Nord – dice Fava -. Avvii un dialogo anche con il premier francese Valls, per correggere la rotta imposta colpevolmente da Bruxelles sulla direttiva nitrati”.
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