C'è preoccupazione nelle stalle italiane. Cosa accadrà quando le quote latte cesseranno di esistere il 1 aprile del 2015? Ci sarà la temuta esplosione delle produzioni e il conseguente, inevitabile, crollo dei prezzi? Secondo Brigitte Misonne, responsabile ufficio politiche e analisi mercato della Commissione europea, qualche aumento potrà verificarsi nei paesi tradizionalmente maggiori produttori, come Francia e Germania, ma questo incremento sarà almeno in parte assorbito dall'aumento dei consumi atteso nei paesi di nuovo ingresso nell'Unione europea. E' questo uno degli elementi emersi in occasione di un recente convegno organizzato a Bologna dall'Alleanza delle cooperative italiane del settore agroalimentare per interrograsi sul futuro del comparto latte.
Volatilità, la grande nemica
Nessuno stravolgimento, dunque, ma gli elementi di preoccupazione restano. Li ha opportunamente evidenziati il presidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro. Il mercato del latte continuerà ad essere caratterizzato da una forte volatilità e mancano strumenti che consentano agli allevatori di superare le fasi di caduta dei prezzi, che puntualmente si ripresenteranno. Con tutta probabilità sarà necessario mettersi al lavoro per un “pacchetto latte bis”. Nel frattempo un aiuto arriva dal “Pacchetto latte uno", quello deciso oltre un anno fa. Oggi si dimostra insufficiente, ma in compenso offre la possibilità di regolare la produzione di formaggi Dop e Igp in funzione della domanda. Opportunità sino a ieri negata dai vincoli dell'antitrust, ma che ora può essere attuata con successo e con ottimi risultati, come dimostrano le esperienze realizzate dai Consorzi di tutela del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano. Non solo le produzioni sono più allineate alle esigenze di mercato, evitando brusche cadute di prezzo, ma si è anche realizzata una crescita più regolare ed armonica.
Il prossimo giugno, ha anticipato Brigitte Misonne, si farà il punto sulla efficacia delle misure presenti nel pacchetto latte, alle quali potrebbe aggiungersi l'etichettatura d'origine per il latte e per i formaggi. Lo si deciderà dopo il completamento di uno studio attualmente in corso.
Export e competitività
Altro punto centrale del “Pacchetto latte” è l'impulso alle organizzazioni dei produttori, strada obbligata per migliorare la competitività del settore lattiero caseario europeo. La Ue, è bene ricordarlo, è uno dei maggiori players a livello mondiale nel settore del latte. Qui si esportano 16,8 milioni di tonnellate di latte, quota superata solo dalla Nuova Zelanda, cui spetta il primato delle esportazioni con 21, 2 milioni di tonnellate. E sull'export e sulla competitività delle produzioni si gioca per il settore lattiero caseario la partita più importante. Perché di fronte ad un ristagno dei consumi interni, una crescita del settore è possibile solo attraverso l'incremento delle esportazioni. La domanda mondiale di latte e di formaggi è peraltro in aumento specie nei paesi in forte crescita economica, importante sbocco per le produzioni europee. Affrontare i mercati internazionali richiede però una filiera capace di aggregarsi e organizzarsi per affrontare la sfida del mercato mondiale.
Il ruolo della cooperazione
Molto è ancora il lavoro da fare in Italia in questa direzione, ma un aiuto importante arriva dalla cooperazione che nel mondo del latte ha un peso non trascurabile. Lo ha evidenziato il presidente del settore lattiero caseario di Fedagri, Tommaso Mario Abrate. La cooperazione è presente in questo settore con 912 imprese e contribuisce al sistema lattiero nazionale con un valore economico di circa 7 miliardi di euro di fatturato, che rappresenta il 20% del totale generato dal sistema cooperativo dell'intera compagine agroalimentare. Oggi il nuovo impegno della cooperazione, ha ricordato Abrate, ha come obiettivo il miglioramento della competitività, nelle stalle, nei caseifici e nella commercializzazione. Passa di qui la redditività delle imprese, altrimenti difficile da raggiungere.
Superprelievo, diamoci un taglio
Per essere competitivi sono necessarie anche scelte politiche coerenti con questo obiettivo. Il riferimento è alla applicazione delle quote latte, oggi alla loro penultima stagione. La produzione della campagna in corso, quella che si chiuderà il primo aprile, è senza alcun dubbio al di sotto della quota nazionale. Di qui la richiesta dell'Alleanza delle cooperative agroalimentari, rinnovata da Tommaso Mario Abrate a conclusione del convegno, di evitare l'applicazione di superprelievi agli allevatori, che dovranno poi essere restituiti in sede di compensazione. Una richiesta però respinta da Agea che ha replicato negando la possibilità di conoscere con certezza oggi i dati produttivi. Così industrie del latte e cooperative dovranno continuare a fare gli esattori per multe non dovute, togliendo liquidità e appesantendo i già magri bilanci aziendali. Si spera nell'intervento del ministero per le Politiche agricole per sbloccare la situazione. Ma il ministero pare affaccendato in tutt'altre vicende e l'intervento di un ministro, anche ad interim, ci lascerebbe stupiti. In positivo, una volta tanto.
03 febbraio 2014 Zootecnia