Dalle rese al miglioramento genetico, dalla questione 'prezzi' alle prospettive di mercato del settore, fino all'annoso problema della sicurezza e della certificazione del seme.
E' una panoramica molto ampia e approfondita quella che fornisce Carlo Invernizzi, amministratore delegato di Apsovsementi e presidente della Sezione Cereali di Assosementi. Con un'attenzione particolare al tema della legalità.

 

Presidente, la neonata Assosementi ha riunito, dopo più di trent’anni, costitutori e produttori di sementi in un'unica associazione. Da dov'è nata l'esigenza di questa riunificazione? E quali vantaggi ha portato?

"In tutta sincerità la domanda che mi sono posto da quando ho cominciato a lavorare nel settore è stata: 'per quale motivo abbiamo due associazioni?'. Ho meno di quarant’anni e non conosco i motivi che hanno portato a questa divisione però mi è bastato osservare che condividevano i 2/3 degli associati, molti dei quali erano sia costitutori che sementieri, per decidere di impegnarmi a trovare una soluzione unitaria. D’altro canto, con le stesse finalità, nel 2001 in Europa è nata Esa (European seed association) e, dal 2002, a livello mondiale, esiste l’Isf (International seed federation), sorte dalla fusione delle precedenti rispettive rappresentanze di sementieri e di costitutori. Assosementi aderisce ad entrambe le organizzazioni internazionali.

Il nostro settore sta subendo un profondo processo di trasformazione legato alle sviluppo delle biotecnologie (che non sono solo gli Ogm!), all’internazionalizzazione dei mercati, alle nuove linee guida della Pac.
Le prospettive per il futuro a breve e medio periodo ci inducono a potenziare ed adeguare la nostra associazione ai cambiamenti, per non trovarci impreparati a nuove sfide.
I risultati stanno già arrivando: oggi Assosementi è l’associazione di riferimento del settore e negli ultimi mesi ha raccolto l’adesione d’importati aziende italiane, anche del sud, consolidando la propria rappresentatività su tutto il territorio nazionale".

Quali sono i numeri e le attività prevalenti dell'Associazione?
"Assosementi è composta da cinqie sezioni: Cereali, Colture industriali, Costitutori, Foraggiere e Orto. Unisce oltre 200 aziende, dalle società personali con poche migliaia di euro di fatturato sino alle più grandi major internazionali. Il valore del mercato delle sementi in Italia, a livello del commercio all’ingrosso, è stimato in circa 600.000.000 € dei quali il 24% è rappresentato dalle orticole, il 21% dai cereali e il 19% dalle sementi ibride di mais.
L’attività di Assosementi si esplica fondamentalmente attraverso l’attività d’informazione e di aggiornamento su tutti i provvedimenti normativi; l’organizzazione periodica di incontri tra le aziende associate, aderenti ai diversi settori; il rappresentare istanze e interessi delle aziende associate nei confronti delle istituzioni (ministero delle Politiche agricole, Amministrazioni regionali, Ente nazionale sementi elette) e collaborare con i diversi organismi che in Italia si occupano di sementi (istituti sperimentali, enti di sviluppo agricolo, Università; interventi nell’attività di Esa e di Isf, per portare il contributo nazionale, ma soprattutto per rendere partecipi le aziende italiane dei dibattiti e dei progressi in corso a livello comunitario ed internazionale".

Possiamo fare il punto sull'andamento del mercato e un ragionamento di prospettiva su rese e prezzi? In sostanza: dove sta andando il mondo delle sementi?
"Anche il settore agricolo, come noto, è ormai diventato un comparto globalizzato. Per questo le variabili da tenere in considerazione, per tentare di prevedere i possibili sviluppi e prospettive del settore, sono purtroppo molte e molto diverse, basti ricordare l’imprevedibile impennata dei prezzi della campagna 2007/08 ed il successivo crollo delle quotazioni dovuto all’avvio della crisi finanziaria per comprendere come il mercato sia quasi indipendente dagli esiti della campagna agricola nazionale.
Per quanto riguarda invece le rese, va anzitutto sottolineato che questo aspetto è uno dei principali obiettivi del miglioramento genetico vegetale, attività su cui investono numerose aziende nel nostro paese. Negli ultimi decenni, grazie alla costituzione di varietà altamente produttive, si sono raggiunti risultati importanti, giungendo talvolta a quintuplicare la produzione delle varietà locali diffuse in precedenza.
Attraverso l’analisi dei risultati della rete di prove nazionali del frumento duro è stato possibile evidenziare come dal 1995 al 2007 l’inserimento delle nuove varietà ha permesso di aumentare le rese di 33 kg/ha per anno, in pratica 1 ql/ha ogni 3 anni. Il miglioramento genetico contribuisce in modo significativo a migliorare la stabilità della resa, la risposta a variazioni climatiche e la resistenza alle malattie, ad ampliare l’areale di coltivazione e ad incrementare la qualità tecnologica, merceologica e sanitaria.
Questi aspetti permettono di soddisfare le principali richieste del mercato: prodotti sicuri e facilmente trasformabili. I risultati dell’innovazione varietale, finanziata in larga parte dagli investimenti delle aziende sementiere private, sono a disposizione di tutte le diverse filiere, dall’agricoltore al trasformatore, sino al consumatore final".

Nel mese di febbraio il Comitato tecnico Agricoltura della Conferenza Stato-Regioni ha espresso parere favorevole alla soppressione dell'obbligo di impiegare seme certificato. E' di pochi giorni fa la notizia della soppressione dell'Ense, contro la quale vi siete appellati a Galan. Ci spiega cosa sta accadendo sul tema della certificazione e quali sarebbero i rischi connessi alla soppressione dell'Ente?
"L’Ense ha finora garantito la certificazione ufficiale delle sementi, requisito indispensabile in base alle direttive comunitarie ed alla legge nazionale perché le sementi possano essere poste legalmente in commercio. Tale attività ha sostenuto economicamente l’ente, che forniva un servizio interamente corrisposto dalle aziende sementiere, consentendo allo stesso di non gravare sul bilancio pubblico. Ciò evidenzia quanto utile e necessario fosse l’Ense e quanto questa soppressione è stata l’ennesima decisione politica infelice, che avrà impatti negativi per il nostro settore.
L’associazione ha già attivato un confronto costruttivo con l’Inran, che si occuperò delle attività di certificazione delle sementi dalla fine del 2010".

Parliamo di sicurezza e legalità: acquistare o scambiare sementi non certificate è illegale. Quanto questo problema interessa il settore? A questo proposito, Assosementi ha dato vita ad una campagna di sensibilizzazione in merito, ce ne può parlare?
"Nel corso degli ultimi anni e per diversi motivi, fra cui la soppressione del contributo specifico al frumento duro, il ricorso all’uso di seme non certificato è significativamente aumentato. Questo fenomeno danneggia la nostra agricoltura ed è negativo sotto molti punti di vista: anzitutto quello agronomico, poiché non si possono avere garanzie sulla sanità, sulla germinabilità e sulla purezza del seme impiegato; inoltre, dal punto di vista economico, l’agricoltore non solo non realizza un sostanziale beneficio (nel caso dei cereali a paglia il risparmio fra seme certificato e non certificato è di circa l’1% del totale dei costi colturali, circa 9 € ad ettaro), ma non può sperare neppure di accedere a contratti di filiera o percorsi di tracciabilità delle produzioni.

Assosementi ha pertanto avviato una campagna di sensibilizzazione per ricordare a tutti i produttori l’importanza di utilizzare sempre seme certificato, e per ricordare che la vendita, l’acquisto e lo scambio di sementi non certificate è illegale e che la coltivazione e l’utilizzo non autorizzato di varietà tutelate è passibile di azioni legali. E’ importante ricordare che tutti i benefici del innovazione genetica elencati prima sono possibili solo grazie all’impiego di seme certificato, unica fonte di sostegno per il lavoro di miglioramento varietale, che fornisce agli imprenditori agricoli novità sempre più produttive e interessanti per il mercato".