Siamo nel pieno della stagione primaverile, una fase cruciale per tutte le aziende agricole.

Le colture entrano nel vivo della ripresa vegetativa, con una crescente richiesta di elementi nutritivi. È questo il momento dell'anno in cui ogni minuto in campo conta: si impostano le strategie colturali che porteranno a un raccolto di qualità, rispondendo alle esigenze di un mercato sempre più attento.

 

I consumatori, infatti, cercano alimenti che rispecchino alcuni requisiti importanti: essere salutare, tradizionale, semplice, basso impatto ambientale, essenziale. Una tendenza confermata anche nel 2024, con una crescente attenzione verso i prodotti ottenuti da agricoltura biologica o comunque sostenibile.

Questa spinta dal basso ha fatto sì che l’utilizzo dei "semplici" nutrizionali abbia lasciato un po’ di spazio ai biostimolanti. Questi prodotti rappresentano, come afferma il Crea, "prodotti contenenti sostanze e/o microrganismi in grado di sostenere la crescita e lo sviluppo delle piante durante tutto il ciclo di vita della coltura, dalla germinazione dei semi e dal trapianto fino alla raccolta. Hanno la capacità di stimolare quei processi naturali della pianta che migliorano l’assorbimento e l'efficienza d’uso dei nutrienti, la tolleranza agli stress abiotici e la qualità delle colture, e pertanto rappresentano un settore tecnico-scientifico in continua evoluzione".

 

Biostimolanti: le principali categorie

Nel panorama tecnico attuale, i biostimolanti si suddividono in diverse categorie:

  • alghe;
  • microrganismi;
  • acidi umici;
  • estratti vegetali;
  • prodotti a base di amminoacidi

 

Tra queste categorie, i prodotti a base di microrganismi rappresentano uno dei settori più promettenti. Le grandi aziende stanno investendo risorse significative in ricerca e sviluppo, alla luce del potenziale - ancora in gran parte inesplorato - di questi strumenti. Accanto alle classiche micorrize, oggi la sperimentazione si muove verso microrganismi sempre più specifici, capaci di rispondere con precisione alle esigenze colturali.

 

Il ruolo di De Sangosse

In questo contesto si inserisce il lavoro del gruppo De Sangosse, attore di primo piano nel campo delle biosoluzioni, con 44 filiali nel mondo e oltre 1.300 dipendenti. L'azienda gioca un ruolo importante per lo sviluppo di prodotti innovativi in linea con le necessità dell’agricoltura biologica.

 

Dopo anni di ricerca sviluppata dai laboratori di Agronutrition, una delle filiali produttive, il gruppo ha sviluppato 3UP-Leaf, un biostimolante innovativo a base di batteri della fillosfera.

 

3UP-Leaf: batteri "amici" della pianta

La formulazione di 3UP-Leaf si basa su tre ceppi batterici:

  • due ceppi di Methylobacterium, che penetrano attraverso gli stomi della foglia e colonizzano le cellule utilizzando come fonte energetica il carbonio estratto dal metanolo, metabolita secondario prodotto dalla pianta nella fase di crescita;
  • un ceppo di Arthrobacter sp. che invece si nutre di alcuni zuccheri che vengono prodotti dalla pianta.

 

Questi batteri instaurano un rapporto mutualistico con la pianta, stimolando la produzione di fitormoni, come l'AIA (acido indolo-3-acetico) e le citochinine, a vantaggio dello sviluppo radicale e dell'attività fotosintetica. L'effetto finale è un maggiore "stay green" e un potenziamento del metabolismo vegetale, secondo un meccanismo definito "effetto pompa", che sostiene l'assorbimento dei nutrienti dal suolo.

 

Un altro aspetto distintivo del prodotto è la capacità dei batteri di produrre un biofilm che, depositandosi sulla superficie fogliare, protegge la pianta da pioggia e radiazione solare, ostacolando la colonizzazione da parte di patogeni.

 

Risultati in campo: prove su vite

Numerose prove sperimentali condotte da De Sangosse Italia hanno confermato l'efficacia del prodotto.

 

In particolare, su vite Ancellota e Salamino coltivata nell'area di Campogalliano (Mo), l'applicazione di 3UP-Leaf alla dose di 0,5 L/ha, in aggiunta alla normale strategia nutrizionale, ha portato a un incremento del 21% della resa su entrambe le varietà.

 

Altre prove condotte in collaborazione con il Consorzio Agrario d'Italia (Cai), su varietà di Pignoletto e con la stessa dose consigliata di 0,5 l/ha, hanno registrato:

  • +14% di resa;
  • +2% nel grado Brix;
  • +16% sul peso medio del grappolo.

 

Conoscenza e innovazione per l'agricoltura di domani

I dati raccolti confermano che l'integrazione dei biostimolanti nella strategia agronomica può apportare benefici significativi in termini sia quantitativi sia qualitativi. Per cogliere appieno queste opportunità, è fondamentale conoscere a fondo il funzionamento e le modalità di applicazione di questi prodotti.

Solo così gli agricoltori potranno affrontare le sfide del futuro in modo sostenibile, rispondendo alle esigenze del mercato e valorizzando il potenziale produttivo delle proprie colture.