Per la fragolicoltura uno dei maggiori problemi degli ultimi anni è la mancanza di manodopera, che interessa tutte le produzioni e tutti gli areali produttivi. Per far fronte a questa situazione Apofruit punta sull'innovazione in campo, affiancando sempre di più piantine a cima radicata con quelle tradizionali a radice nuda.
La novità
A fare il punto sul progetto è Ernesto Fornari, direttore di Apofruit, Cooperativa nel settore ortofrutticolo con quasi 3mila soci produttori in tutta Italia e con una capacità commerciale di 150mila quintali di fragole all'anno derivanti dai soci Apofruit più i soci di Coop Sole.
"Avendo individuato che il problema maggiore per la coltura della fragola è ormai da qualche anno la mancanza di manodopera, specialmente nel mese più caldo di questa coltura, ovvero maggio, quando i passaggi in serra devono anche essere più frequenti (da ogni 5 giorni si abbassano a ogni 2-3 giorni) per la maturazione più rapida dei frutti - spiega Fornari - abbiamo proposto ai nostri soci di orientarsi maggiormente verso l'acquisto di cultivar a cima radicata, che vanno messe a dimora a partire da metà settembre e cominciano a produrre già in dicembre, continuando anche per tutto il mese di gennaio e di febbraio".
"Si tratta in particolare di varietà già testate con successo nella scorsa campagna, e che per questa hanno raggiunto 1 milione di piante prenotate. E non ci fermiamo qui: per il 2023-2024 abbiamo già previsto la fornitura di 2 milioni di piantine".
Le varietà coinvolte saranno per il 70% Marimbella®, sviluppata da Nova Siri Genetics, e per il 30% Limvalnera®, entrambe molto precoci, con frutti consistenti, dalla bella forma e dal colore rosso brillante.
Fornari inoltre fa il punto sulla situazione in Basilicata, perché proprio in questi giorni si sono chiuse le prenotazioni delle piantine di fragole per la campagna 2022-2023 da parte dei soci Apofruit di questa regione: "Visti i problemi degli ultimi anni, legati alla mancanza di manodopera, cui si aggiungono quelli più recenti dei rincari generalizzati sulle materie prime, ci aspettavamo una drastica riduzione, considerando che la fragola è una coltura annuale piuttosto costosa: i costi medi di produzione per ettaro si aggirano infatti sui 65-70mila euro, a fronte di un ricavo previsto dai 90 ai 100mila euro".
Ma, riporta Fornari, "le prenotazioni hanno 'tenuto', mantenendosi solo poco al di sotto, circa il 10% in meno, rispetto alla norma. Andremo così verso la nuova stagione con la messa a dimora di 10,5 milioni di piantine".
Cima radicata e radice nuda: le differenze e i vantaggi
Le cime radicate consistono in stoloni provvisti di abbozzi radicali e non di radici già formate. Gli stoloni sono ramificazioni laterali che possono dare origine a nuove piantine; quindi, sono sistemi di riproduzione asessuale per la pianta.
Gli stoloni non radicati della fragola vengono posti in piccoli contenitori alveolari in ambiente controllato, sotto nebulizzazione di tipo mist (pioggerellina): in questo modo nel giro di 25-30 giorni il materiale vegetale possiede un apparato radicale ben sviluppato ed è pronto per essere trapiantato a terra.
La cima radicata mantiene le stesse caratteristiche della radice nuda, ovvero precocità di maturazione e buona qualità dei frutti, con il vantaggio di essere meno soggetta agli stress da trapianto, fornendo quindi una maggior omogeneità di impianto, ottenendo impianti più tardivi e richiedendo meno acqua di irrigazione.
La radice nuda invece consiste in una pianta coltivata, defogliata ed estirpata, in modo da essere venduta con un apparato radicale ben sviluppato e la presenza di 2-3 foglie che favoriscano l'attecchimento e la ripresa vegetativa nel fragoleto.
Questo tipo di materiale vegetale è più soggetto allo stress da trapianto dovuto, generalmente, alla fitta densità di impianto nel vivaio di produzione che porta a piantine filate che ritardano la produzione e la differenziazione delle gemme ed hanno una fase vegetativa più lunga. Inoltre, il periodo fra l'estirpazione in vivaio e la messa a dimora nel fragoleto può essere lungo causando forte stress alle piantine che si ripercuote sul loro sviluppo.
Fragoleto sotto serra (Foto di archivio)
(Fonte foto: © Francesco - Adobe Stock)
Spiega Fornari: "la cima radicata, rispetto alla radice nuda, ha il vantaggio di offrire al produttore una piantina con un apparato radicale già sviluppato in vivaio, che quindi attecchisce molto prima e comincia a produrre con mesi d'anticipo. L'entrata in produzione più precoce permette quindi di allungare la finestra produttiva, cominciando già a dicembre anziché a fine febbraio, e di arrivare al mese più caldo con la gestione delle sole piantine a radice nuda, perché quelle a cima radicata avranno già ultimato il loro ciclo. In questo modo, è dunque possibile ottimizzare l'impiego della manodopera a propria disposizione".
Con l'utilizzo delle piantine a cima radicata la stagione di raccolta si anticipa di almeno due mesi e contestualmente si allunga. Inoltre, il periodo più problematico, ovvero fine aprile e tutto il mese di maggio, è meglio gestibile a livello di risorse, con il risultato che sia produttori che lavoratori ottengono benefici dal punto di vista della redditività e del numero di giornate lavorate.
Fornari conclude con la spiegazione di un altro aspetto sull'integrazione tra piantine a cima radicata e a radice nuda: "seppure non sia una pratica che raccomandiamo c'è anche chi, visti gli alti costi di produzione, adotta negli ultimi anni la tecnica del ristoppio, ovvero non sostituisce pacciamatura e terreno sul quale aveva coltivato l'anno prima, ma dà solo una ripulita. Ebbene, le piantine a cima radicata, proprio per le loro caratteristiche e il loro maggiore vigore vegetativo, si adattano molto meglio a questa tecnica, garantendo una produzione decisamente maggiore rispetto ai risultati mediocri che si otterrebbero con piantine allevate in modo tradizionale".
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Apofruit Italia