Inizia una nuova avventura per il gruppo Ceradini di Verona. Dopo la lunga esperienza nella produzione del kiwi ha scelto d’investire nella coltivazione delle fragole, con l’obiettivo di produrre frutti di montagna fuori suolo.

“Negli anni ’80 il Gruppo Ceradini coltivava fragole in pianura - spiega Massimo Ceradini -, ma il progetto odierno è molto più ambizioso: produrre fragole attraverso la tecnica innovativa del fuori suolo in aree di montagna in modo da fornire al mercato un prodotto d’elevata qualità che soddisfi pienamente anche il palato del consumatore più esigente”.

L’impianto, costruito in circa 6 mesi, è stato inaugurato domenica 17 giugno. E’ ubicato nel comune di Velo Veronese (Vr), in alta Lessinia, a 1150 metri sul livello del mare. La superficie investita è di 2 ettari. Complessivamente sono state impiantate 150 mila piantine di fragole appartententi alle varietà Irma* (per la maggior superficie), Portola* e San Andreas*”.

 

Il sistema fuori suolo sta suscitando grande interesse presso i fragolicoltori, prima come coltivazione alternativa a quella in terreno, sempre più contaminato da patogeni, poi come vera risorsa tecnica ed economica. Per approfondire l’argomento sulla fragolicoltura fuori suolo abbiamo chiesto a Massimo Ceradini alcuni approfondimenti.

Fragola fuori suolo, quali sono le motivazioni di questa scelta?

“Con questa tecnica viene eliminato l'impiego degli erbicidi e ridotto l’uso degli agrofarmaci. Inoltre le malattie dell'apparato radicale sono limitate, rendendo la disinfezione del suolo non più necessaria. Da un punto di vista commerciale possiamo realizzare una continuità di fornitura del prodotto, prolungandone la vendita sui mercati. Senza dimenticare la maggiore frazionalizzazione della forza lavoro su uno spazio di tempo più lungo, le maggiori rese produttive e la maggiore qualità del prodotto”.

Quali sono gli obiettivi commerciali nel prossimo futuro?

“Vogliamo produrre fragole di qualità per un periodo di tempo molto lungo. In questo modo dopo la pausa invernale si ha una produzione primaverile che va da metà giugno alla fine di settembre, produzioni fuori stagione solitamente più remunerative. La qualità è un punto molto importante perché il consumatore vuole frutti buoni da mangiare, dolci, attraenti, aromatici e consistenti: requisiti essenziali delle nostre fragole. Per soddisfare queste esigenze abbiamo scelto infatti varietà rifiorenti e caratterizzate da frutti con queste caratteristiche pomologiche.

Con il marchio Fragolà vogliamo immettere sul mercato fragole di una volta, ovvero con quel profumo e quella fragranza che oggi difficilmente si riesce a trovare in commercio: vogliamo che il consumatore, dopo aver consumato la nostra fragola se ne ricordi il sapore e torni a richiederla al negozio. Nella realizzazione di questo progetto non abbiamo tralasciato nessun dettaglio, a partire dalla costruzione dell'impianto per arrivare al marketing di supporto per il distributore del marchio. Il feedback che abbiamo già dai nostri clienti storici per il momento è talmente positivo che stiamo già pensando all'ampliamento della superficie coltivata per la prossima stagione”. 

Quali sono gli aspetti colturali che possono sopraggiungere?

“Per ottenere i migliori risultati con questo tipo di coltura è necessario superare alcune problematiche che normalmente non si presentano nelle colture tradizionali in suolo: scelta delle strutture di protezione della coltura e di sostegno, tipo di substrato, caratteristiche dell’acqua d’irrigazione, composizione della soluzione nutritiva, adeguatezza dell’impianto irriguo, tipo di pianta. Tutto questo significa costi d’installazione e di produzione più alti rispetto alla coltivazione tradizionale ed una conoscenza ed un’applicazione maggiore dal punto di vista tecnico ed agronomico. Nel nostro caso il gruppo di lavoro di Ceradini è composto da uno staff preparato e competente coordinato dall'agronomo Andrea Bonetti".