Al Sud c'è fermento sui Distretti del cibo. Sulla legge finanziaria ci sono dallo scorso anno solo 15 milioni di euro, ma se ben usati, possono tornare utili per dare maggiore competitività alle aree del paese fortemente connotate da filiere e prodotti di qualità. La Regione Siciliana da ieri ha già l'atto assessorile che consente agli attori privati e pubblici di costituire i partenariati secondo criteri certi e in vista della selezione della Regione e della presentazione dei progetti al bando del ministero per le Politiche agricole che sarà pubblicato più avanti. In Campania, Agrocepi scrive al consigliere delegato per l'Agricoltura Franco Alfieri, invitandolo a predisporre un analogo provvedimento, ma non senza qualche difficoltà: c'è da aggiornare la legge regionale 20/2014 sui Distretti rurali e agroalimentari. E Corrado Martinangelo, presidente dell'organizzazione agroalimentare, dichiara ad AgroNotizie"Vanno aggregati i territori, diversamente i progetti finirebbero per esser troppi: bisogna tener conto dell'esiguità della posta di bilancio".
 

Sicilia, l'assessore adotta i criteri per il riconoscimento

A Palermo il 5 febbraio scorso sono stati individuati, con un atto dell'assessore per l'Agricoltura, Edy Bandiera, i criteri e le modalità per il riconoscimento dei Distretti del cibo siciliano. Uno strumento nuovo e aggregativo volto a promuovere lo sviluppo del territorio, la coesione e l'inclusione sociale, favorire l'integrazione di attività caratterizzate da prossimità territoriale, garantire la sicurezza alimentare, diminuire l'impatto ambientale delle produzioni, ridurre lo spreco alimentare e salvaguardare il territorio e il paesaggio rurale.

Potranno costituirsi in Distretto gli imprenditori agricoli, singoli o associati, le imprese che operano nel settore agricolo e agroalimentare, le società cooperative, le organizzazioni di produttori, le imprese addette alla trasformazione, distribuzione e commercializzazione, ma anche associazioni di categoria, imprese del settore ittico e della pesca ed ancora enti locali, imprese che operano nel settore della ricettività turistica, organizzazioni che operano nel settore della promozione del territorio ai fini della valorizzazione del patrimonio monumentale, naturale e paesaggistico, Gruppi di azione locale ed enti pubblici.

Denominatore comune, fare sistema nei territori per valorizzarne non soltanto le migliori produzioni agricole, ma l'intero indotto che ruota intorno ad un territorio: ricettività turistica, percorsi enogastronomici, storia, arte e cultura.

"Per essere competitivi e contrastare la concorrenza dei mercati globalizzati - spiega Bandiera - quello che occorre è realizzare una rete di sistema attorno al distretto del cibo, capace di potenziare e sviluppare l'intero indotto che ruota attorno al territorio". Così come previsto dalla norma finanziaria dello Stato, che istituisce il modello dei Distretti del cibo, una volta individuati i soggetti facenti parte del Distretto, questi dovranno sottoscrivere un Accordo di Distretto", finalizzato a rafforzare la promozione, la sostenibilità ambientale e la crescita socio economica dell'intero Distretto.

L'assessorato Agricoltura emanerà, a breve, un avviso per il riconoscimento dei Distretti, i quali, una volta riconosciuti, verranno inseriti nel Registro nazionale dei Distretti del cibo, istituito presso il ministero delle Politiche agricole. Ciò consentirà di accedere, attraverso bandi nazionali, al finanziamento, con fondi statali, di progetti di valorizzazione dei territori.
 

Campania, Agrocepi scrive al consigliere Alfieri

A sollevare la questione Distretti del cibo in Campania è il presidente nazionale di Agrocepi, Corrado Martinangelo, che con una lettera indirizzata giorni fa al consigliere per l'Agricoltura, Franco Alfieri, ricorda come Regione Campania con la Legge n 20/2014 ha già istituito i Distretti rurali ed agroalimentari "ma non ha approvato il relativo regolamento esecutivo - nota Martinangelo nella missiva - inoltre, risultano istituiti nel territorio campano i Distretti turistici, le Aree sperimentali rurali e i Gal".

"A nostro modesto avviso - suggerisce il presidente di Agrocepi - i distretti del cibo potrebbero rappresentare la vera integrazione tra i diversi sistemi, favorendo la domanda e l'offerta tra produzione, trasformazione e ricettività".
 

La proposta di Agrocepi per la Campania in tre mosse

La proposta di Agrocepi per la Campania si basa su tre mosse, prima delle quali occorre modificare la Legge regionale 20/2014 per l'istituzione dei Distretti del cibo, oppure prevedere una normativa ad hoc. Fatto questo si può così procedere:

a. riconoscere le aree territoriali già individuate quali Distretti turistici, come Distretti del cibo alla stregua dei Distretti agroalimentari di qualità e con apposita delibera di giunta prevedere la governance tra gli organi dei Distretti turistici e le rappresentanze di settore;

b. riconoscere le aree territoriali dei 13 Gal campani, accorpandole o per provincia o per prossimità come Distretti del cibo, alla stregua dei Distretti caratterizzati dall'integrazione delle attività agricole ed altre di prossimità e con apposita delibera di giunta prevedere una governance tra gli organi dei gal e le organizzazioni di settore;

c. promuovere il riconoscimento di un Distretto del cibo interregionale della dieta mediterranea, coinvolgendo almeno le Regioni Campania, Basilicata, Puglia e Calabria.