L'ortofrutta italiana arretra nei primi nove mesi del 2018, sia sul fronte del commercio estero che sul saldo della bilancia commerciale. Lo dicono i dati di Fruitimprese, che presentano un trend preoccupante per le esportazioni, in calo del 12,2% nelle quantità e del 3,5% in valore, mentre l'import registra un -1% in quantità e -1,6% in valore.

Il saldo economico della bilancia commerciale risulta ancora positivo per 522 milioni di euro, anche se in forte riduzione del 12,5% rispetto al dato di settembre 2017.
Focalizzando l'attenzione sull'export, il valore delle vendite all'estero nel periodo gennaio-settembre è stato di 3,3 miliardi di euro, per un totale nelle quantità di 2,6 milioni di tonnellate, con cali per frutta fresca e legumi e un segno positivo per gli agrumi. Sul fronte dell'import, il valore è di 2,7 miliardi di euro per 2,6 milioni di tonnellate.

"E' confermata la vitalità del settore ma al tempo si accende un campanello allarme sulla crescita – sottolinea il presidente di Fruitimprese Marco Salvi – in particolare sul saldo commerciale che resta positivo ma che difficilmente tornerà sui livelli del 2017 quando superò il miliardo di euro".

Ciò che preoccupa di più la competitività del sistema Italia.
"In meno di vent'anni abbiamo perso volumi importanti di prodotto esportato ed è accresciuto quello importato – spiega Salvi – gli arrivi dall'estero sono cresciuti in valore del 142,5% dal 2000 ad oggi, con 1 milione di tonnellate in più, in particolare agrumi, legumi e ortaggi. Si tratta di prodotti in diretta concorrenza con i nostri, provenienti da paesi nostri competitor sui mercati internazionali".

"L'embargo russo – continua Salvi – è stato un colpo micidiale per il nostro export e ha destabilizzato gli equilibri del commercio ortofrutticolo intra-europeo. Invece di lavorare per togliere l'embargo, sta passando il concetto che lo status quo sia già stato assorbito dai mercati. Gli equilibri stanno cambiando. Olanda e Belgio stanno promuovendo le loro pere a scapito delle nostre, mentre così fa la Grecia con i suoi kiwi. I polacchi che vendevano le mele in Russia ora hanno riversato tutto il loro prodotto sul mercato europeo, con conseguenze pesanti sui prezzi e a danno delle nostre mele".

"E' necessario aprire nuovi mercati – conclude Salvi – questo perchè quelli tradizionali sono già saturi. Serve spingere sul fronte degli accordi bilaterali, dei protocolli fitosanitari in Cina, Messico ed Estremo Oriente per dare nuovo impulso al nostro export e alleggerire la pressione sui mercati europei".