“Sono dati incoraggianti – sottolinea il ministro Martina – ci dicono che il lavoro sta dando i suoi frutti, da Campolibero al pacchetto giovani fino al piano di internazionalizzazione del made in Italy. Questi risultati però non ci fermeranno, sappiamo che c’è ancora tanto lavoro, a partire da alcuni settori agricoli ancora in serie difficoltà”.
“Le nostre tre priorità assolute sono tutelare il reddito di chi vive di agroalimentare, favorire il ricambio generazionale e organizzare su basi nuove le nostre filiere eccellenti – spiega Martina – Non è un caso che nella legge di stabilità l’agroalimentare abbia avuto una centralità assoluta: infatti da quest’anno tagliamo del 25% la pressione tributaria sulle aziende, cancellando Irap e Imu sui terreni, per un valore di 600 milioni di euro. Con lo stesso obiettivo abbiamo proposto una riforma della nostra organizzazione per approdare a un vero e proprio ministero dell’Agroalimentare italiano in grado di dare unità e forza al settore”.
“Il valore aggiunto agricolo cresce grazie all’export e alla ripresa dei consumi alimentari delle famiglie, che tornano positivi dopo sette anni di flessione – commenta Coldiretti – tuttavia destano preoccupazione i segnali di deflazione provenienti dalle campagne italiane a causa del crollo dei prezzi pagati ai produttori, dal -60% per i pomodori al -30% per il grano duro fino al -21% delle arance rispetto all’anno scorso. La situazione sta assumendo toni drammatici anche per gli allevamenti con le quotazioni per i maiali nazionali destinati ai circuiti Dop, ben al di sotto del livello per la copertura dei costi di produzione. La situazione non è facile nemmeno per i bovini da carne e per il settore lattiero-casario”.
“Dimostrando, ancora una volta, quella dinamicità che la distingue dagli altri comparti produttivi – afferma Dino Scanavino, presidente nazionale di Cia – l’agricoltura ha fatto la sua parte per aiutare il Paese a uscire dalla fase di recessione degli ultimi anni. Attraverso il lavoro e l’impegno quotidiano, le aziende agricole hanno creato nuova occupazione e sono state protagoniste sui mercati esteri, contribuendo al record storico dei 36,8 miliardi di esportazioni nel 2015”.
“Le difficoltà permangono in molti comparti – ammette poi Scanavino – nella quale la remunerazione reddituale non può considerarsi efficiente e sostenibile. Se vogliamo che l’agricoltura continui a fornire un prezioso apporto alla crescita e a rappresentare il valore aggiunto dell’economia nazionale, è opportuno un progetto di rilancio che coniughi interventi di prospettiva e strumenti per una gestione rapida dei rischi”.