Si affida alla propria pagina Facebook il presidente del Consiglio Matteo Renzi per commentare più nel dettaglio ciò che aveva già affermato a sorpresa ieri, durante la firma del Protocollo d’intesa “Diamo credito all’agroalimentare” tra il Mipaaf e Intesa San Paolo per 6 miliardi come plafond per l’agroalimentare made in Italy. La nuova denominazione ha un risvolto burocratico, in quanto è frutto della riforma della semplificazione della PA firmata dal ministro Madia, i cui decreti legislativi sono in dirittura d’arrivo.
“Il 2015 è stato l’anno in cui abbiamo battuto il record delle esportazioni dell’agroalimentare con 36 miliardi di euro – continua il presidente del Consiglio - nei primi sei mesi del 2015 il Pil agricolo in Italia è aumentato del 6%, creando 20mila nuovi occupati, in particolare tra i giovani. Nei primi dieci mesi del 2015 nel settore agroalimentare sono nate 53mila nuove imprese, e abbiamo speso il 98% dei fondi europei nello sviluppo rurale”.
Grande soddisfazioni per le principali associazioni agricole. “Il ministero dell’Agroalimentare è un passo necessario per valorizzare i primati dell’agroalimentare made in Italy – sottolinea il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo - nella definizione delle misure che vanno dalla tutela della qualità e delle caratteristiche degli alimenti alle norme sull’etichettatura fino agli interventi per ottimizzare la penetrazione dei mercati esteri e raggiungere presto l’obiettivo dei 50 miliardi di export fissato dal presidente del Consiglio”.
“Si tratta di una scelta importante per avere un interlocutore di governo forte e univoco nei confronti dell’Unione Europea - continua Moncalvo - dalla quale dipendono oggi gran parte delle politiche nell’agroalimentare ma anche per rafforzare la filiera agroalimentare made in Italy dal campo alla tavola”.
“Rendere il Mipaaf un ministero per l’Agroalimentare è una proposta che Confagricoltura aveva già presentato nel 2013 – ricorda il presidente nazionale dell’associazione Mario Guidi – l’importante non sarà solo cambiare la denominazione, ma anche la fisionomia del dicastero, per farlo essere un hub, un centro nevralgico per lo sviluppo dell’agroalimentare. Questo ministero dovrà fare da ‘snodo’, permettendo di condividere le conoscenze, favorire la collaborazione tra imprese, coordinare i progetti territoriali, allocare correttamente le risorse sui fattori strategici, tagliare drasticamente la burocrazia. Le Regioni dovranno essere al servizio di questa strategia. Non possiamo più permetterci politiche agroalimentari non coordinate”.