Tra i tecnici – rileva la Coldiretti - calano pesantemente le iscrizioni all’indirizzo Amministrazione, finanza e marketing e volano quelle all’’alberghiero ed enogastronomia che raggiunge ben il 9,3 per cento delle iscrizioni sul totale nazionale e si posiziona al secondo posto, dopo lo scientifico, fra i più richiesti in Italia. La tendenza a privilegiare l’alimentazione come sbocco lavorativo è confermata anche dal sondaggio Coldiretti/Ixè secondo il quale il 54 per cento dei giovani oggi preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (21 per cento) o fare l’impiegato in banca (13 per cento). Ed anche che il 50 per cento degli italiani ritengono che cuoco e agricoltore siano le professioni con la maggiore possibilità di lavoro. Per questo - continua la Coldiretti - l’88 per cento degli italiani afferma che il sistema di formazione nazionale andrebbe riqualificato anche con un corso specializzato all’Università sulla valorizzazione del made in Italy.
D’altra parte il numero di lavoratori dipendenti in agricoltura ha fatto registrare un incremento record del 5,6 per cento nel secondo trimestre del 2014 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente in controtendenza al calo fatto registrare nelle grandi imprese, secondo un'analisi Coldiretti sulla base degli ultimi dati Istat a giugno. Si stima peraltro - precisa Coldiretti - che abbia meno di 40 anni un lavoratore dipendente su quattro assunti in agricoltura, dove si registra anche una forte presenza di lavoratori giovani e immigrati.
Un segnale incoraggiante per battere la disoccupazione viene anche - continua la Coldiretti - dall’aumento del numero di imprese agricole condotte da giovani under 35 che nel secondo trimestre sono salite a 48620 unità con un aumento del 2,6 per cento rispetto al trimestre precedente. “Le campagne possono offrire prospettive di lavoro sia per chi vuole intraprendere con idee innovative che per chi vuole trovare un'occupazione anche temporanea” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “l’esperienza dimostra che molti giovani hanno saputo riconoscere e incarnare le potenzialità del territorio trovando opportunità occupazionali, ma anche una migliore qualità della vita”. Quello che ancora manca - ha concluso Moncalvo - è una giusta redditività con i prezzi pagati agli agricoltori che non riescono spesso a coprire neanche i costi di produzione anche per colpa delle distorsioni di filiera e alla concorrenza sleale dovuta alla mancanza di trasparenza nell’informazione ai consumatori che permette di spacciare come made in Italy prodotti importati.
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Fonte: Coldiretti