L'estate "pazza" del 2014 ha presentato un conto particolarmente pesante per le imprese che operano nel turismo e nell’agricoltura: si stimano perdite complessive superiori al miliardo.

Da un monitoraggio della Coldiretti emerge che l’ennesima ondata di maltempo ha provocato la tracimazione dei corsi d’acqua e, con temporali e grandine, ha fatto salire le perdite provocate alle campagne da una estate pazza dove nel nord Italia è caduta fino ad oltre il triplo di pioggia.

Le coltivazioni sono state colpite a macchia di leopardo dalla grandine e dalle bombe d’acqua che hanno distrutto frutta e verdura e rovinato in molte aziende il raccolto di un intero anno di lavoro; i conti sono aumentati per difendere le produzioni dai parassiti favoriti dal clima anomalo. Infine, le acque hanno invaso numerose aziende zootecniche, causando la morte degli animali per annegamento.

La Coldiretti riporta che solo in Lombardia la produzione di cocomeri e meloni è stata praticamente dimezzata, ma in tutto il Nord Italia c’è molta attesa anche per la vendemmia che dipenderà dalle condizioni meteo dei prossimi giorni. Già adesso, però, si conta un aumento dei costi di produzione per difendere le viti; in Veneto un taglio dei raccolti è stato stimato pari al 10 per cento.

Per effetto della pioggia, del vento e del freddo  le condizioni sono proibitive per gli animali in alpeggio: nelle vallate di Piemonte, Lombardia e Veneto i continui temporali hanno impedito di fare fieno e le temperature rigide hanno ridotto la crescita dell’erba, riducendone la quantità a disposizione delle mandrie con il ricorso ad acquisto di prodotti per l’alimentazione che ha aggravato i costi.

Anche le api sono state costrette a restare a terra con il maltempo. A rimetterci è la produzione di miele che potrebbe subire un calo fino al 70 per cento nel nord e nel sud Italia mentre nel centro la Coldiretti parla di un taglio del 40 per cento.

Ai danni diretti sulle coltivazioni si sommano quelli indiretti provocati dal calo di consumi dei prodotti stagionali: a soffrire soprattutto pesche, nettarine e cocomeri, fortemente deperibili.

Il crollo dei consumi - avverte Coldiretti - rischia di far scomparire un quinto dei pescheti italiani e mette a rischio 10 milioni di giornate di lavoro garantite dal settore della frutta estiva, con gravi effetti sull’occupazione sull’ambiente e sulle imprese. I consumi sono crollati di oltre il 30 per cento rispetto ai 15 anni fa, per un quantitativo che nel 2014 è sceso addirittura ben al di sotto del chilo al giorno per famiglia.

Unica nota positiva il dimezzamento della superficie di bosco andata a fuoco dall'inizio dell'anno al 15 agosto (8729 ettari in calo del 57 per cento rispetto al 2013), anche per la pioggia abbondante che peraltro ha favorito la nascita dei funghi per i quali si prevede una stagione da record.