Crolla nel 2012 il raccolto made in Italy che è in grado di garantire scorte alimentari nazionali per soli 9 mesi, a causa di una annata segnata dal maltempo con gelo invernale, siccità estiva e ripetuti e devastanti nubifragi autunnali.
E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione dell’11 novembre, giorno di San Martino, che sancisce tradizionalmente nelle campagne la fine dell’annata agraria, festeggiata dal 1951 con la Giornata del Ringraziamento in tutta Italia.

L’andamento climatico avverso, caratterizzato da eventi estremi durante l’anno, ha tagliato drasticamente le coltivazioni agricole nazionali ma un calo si registra anche nelle attività di allevamento per la produzione di carne e salumi, anche se la qualità e giudicata buona.
Nel complesso - stima la Coldiretti – la produzione nazionale è in grado di garantire quest’anno attorno al 75% del fabbisogno alimentare degli italiani.
Il rischio, secondo Coldiretti, è quello di un aumento delle importazioni di ingredienti di diversa qualità da spacciare come made in Italy come il concentrato di pomodoro cinese, l'extravergine tunisino, le mozzarelle taroccate ottenute da latte in polvere, paste fuse e cagliate provenienti dall'estero.
“Un pericolo che evidenzia la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie troppo larghe della legislazione a partire dall'obbligo di indicare in etichetta la provenienza della materia prima, voluto con una legge nazionale all'inizio dell'anno approvata all'unanimità dal Parlamento italiano, ma non ancora applicato”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini. "Per garantirsi una adeguata disponibilità di cibo l’Italia - sostiene Marini - deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile dalla cementificazione nelle città e dall’abbandono nelle aree marginali con un adeguato riconoscimento dell’attività agricola".

Se la vendemmia si è attestata sui valori minimi da quasi 40 anni con un calo del 6% del vino per un totale di soli 40 milioni di ettolitri, la produzione di pomodoro da conserva è scesa del 12% attorno ai 4,4 milioni di tonnellate. Per il mais il calo è stato del 13% con la produzione scesa a 8,5 milioni di tonnellate.
Non fanno eccezione gli agrumi, con il raccolto in flessione, né le mele (calo del 22%) e le pere (-13%). Numeri che fanno pendere verso il segno negativo la bilancia della produzione frutticola italiana, dove almeno le pesche sono rimaste sui livelli dello scorso anno.
Malissimo le castagne, con il raccolto dimezzato da siccità e dal cinipide, parassita di origine cinese che distrugge gli alberi. Male anche la produzione di miele (-25%).
Le stime Coldiretti indicano un’annata non abbondante anche per l’olio, intorno alle 500mila tonnellate, anche se di buona qualità.

Sul fronte dei semi oleosi, le rilevazioni Coldiretti indicano una diminuzione del girasole, e anche per colza e soia si prospetta un calo rispettivamente del 24% e del 14%.
Si registra invece un aumento della produzione di grano duro per la pasta del 12% per un totale di 4,2 milioni tonnellate, mentre quello tenero per il pane fa registrare addirittura un incremento del 21%, con un raccolto di 3,4 milioni di tonnellate.
Per l’orzo situazione stabile, con una diminuzione del 2,4% dovuta alla contrazione delle rese. Leggero aumento per la segale (+3%).

Leggero aumento per il latte. Sebbene i dati degli ultimi due mesi non siano ancora ufficiali, la campagna – afferma la Coldiretti - supera i 109 milioni di quintali consegnati a latterie o caseifici italiani, in aumento rispetto all’annata precedente di circa il 2% tanto che gli allevatori italiani dovranno fare attenzione a non sforare la propria quota. Il quantitativo nazionale garantito, comprensivo delle vendite dirette, è di 111 milioni di quintali.

Il comparto carni ha subito nel corso dell' annata agraria appena conclusa una consistente diminuzione dei quantitativi di animali destinati alla macellazione.
Per quanto riguarda i suini si registra un calo della produzione di suini italiani destinati ai circuiti delle grandi Dop italiane dei salumi e dei prosciutti stimabile nel 3% mentre i bovini (vitelli, vitelloni e vacche da carne) hanno subito una battuta di arresto stimabile attorno al 4%.