L'Italia resta salda al comando della classifica Ue delle produzioni certificate, che crescono a un ritmo sostenuto che non ha pari in nessun altro Paese europeo: oggi il totale delle denominazioni d'origine sale a 246, di cui 154 Dop, 90 Igp e 2 Stg. Erano 239 al 31 dicembre 2011.
"Si tratta di un primato che conferma ulteriormente l'eccellenza delle produzioni made in Italy rispetto ai nostri competitor più agguerriti - spiega la Cia - Confederazione italiana agricoltori, commentando il report sui prodotti agroalimentari di qualità diffuso dall'Istat - Francia e Spagna ci seguono, infatti, ma a notevole distanza, la prima con 191 e la seconda con 157".

 

Nel suo commento la Cia fa notare come questo segmento abbia un rilevante peso di mercato: il giro d'affati legato alle produzioni Dop e Igp, infatti, supera i 9 miliardi di euro l'anno, di cui 2 miliardi legati all'export.
"Ma si può fare ancora di più - nota la Cia - visto che a oggi quasi l'80% del fatturato totale del comparto è legato a poche denominazioni: Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Prosciutto di Parma e Prosciutto San Daniele. Per questo adesso è necessario sviluppare le tante certificazioni meno conosciute ma suscettibili di forte crescita, organizzando le filiere e incrementando Consorzi partecipati da tutte le componenti produttive, che possano intervenire anche nella programmazione della produzione, tanto più ora che il Pacchetto Qualità dell'Unione Europea amplia ulteriormente l'orizzonte della qualità regolamentata includendo prodotti di montagna, prodotti di fattoria e prodotti di area".
La Cia invita anche a incrementare e potenziare i meccanismi di controllo e di certificazione, migliorando l'operatività degli organismi accreditati e l'efficacia della vigilanza pubblica e semplificando per quanto possibile gli oneri a carico dei produttori. "In più - conclude l'organizzazione - serve rafforzare la lotta alla contraffazione e usare tolleranza zero contro l'italian sounding".