Sostituire frequentemente i telaini del nido è una buona pratica apistica raccomandata da tutti e giustamente ripetuta in ogni corso di apicoltura.

 

Ma perché è bene sostituire spesso i telaini? E quali sono gli effetti negativi legati all'uso di favi vecchi?

 

Per rispondere in maniera precisa a queste domande, un gruppo di ricercatori cinesi ha raccolto i dati di vari studi scientifici sull'argomento, pubblicando poi i risultati in un recente articolo sulla rivista scientifica Insects.

 

Prima di tutto bisogna capire come cambiano i favi di covata quando invecchiano. Con il passare del tempo la cera dei favi tende a cambiare colore, passando gradualmente dal bianco o dal giallo chiaro, al marrone e al nero, mentre le cellette tendono a cambiare forma e dimensioni, diventando più piccole. 

 

Il fattore principale del cambiamento di colore è dovuto all'assorbimento di contaminanti ambientali e delle sostanze coloranti scure contenute nelle feci rilasciate dalle larve all'ultimo stadio, prima dell'opercolatura e dell'impupamento.

 

Quello che invece fa cambiare la forma e la dimensione delle cellette è l'accumulo della seta dei bozzoli delle larve, che rimane fusa nella cera, aumentando in quantità ad ogni ciclo di covata.

 

Così le cellette, che inizialmente avevano una sezione esagonale e un fondo formato da tre facce romboidali, tendono a diventare a sezione rotonda, con il fondo semisferico. E nello stesso tempo le pareti delle cellette si inspessiscono e quindi le dimensioni e il volume interno si riducono sensibilmente.

 

In alcune osservazioni fatte su Apis mellifera cerana, dopo 6 anni il diametro delle cellette passa da 6 millimetri iniziali a 4,84 millimetri, e il volume interno da 0,31 millilitri iniziali a 0,18 millilitri, cioè quasi la metà.

 

Ed è proprio l'accumulo di sostanze nella cera e la riduzione delle dimensioni delle celle che hanno effetti particolarmente negativi sulle singole api e sull'intero alveare.

 

Accumulo di inquinanti e tossicità sulle api

Con il passare del tempo, nella cera delle celle si accumulano metalli pesanti ed altri inquinanti, primi tra tutti i principi attivi di molti farmaci veterinari usati per il controllo della varroa.

 

Per quanto riguarda i metalli pesanti, alcune osservazioni fatte in Egitto hanno mostrato che in 5 anni il contenuto di cadmio aumentava del 56%, quello di cromo del 63%, del nichel del 65%, quello del piombo del 78% e quello del manganese addirittura dell'82%.

 

L'accumulo di queste sostanze, anche quando non porta ad una mortalità delle larve, porta comunque ad uno stress, che è messo in evidenza dell'attivazione da parte delle larve dei geni che codificano per gli enzimi detossificanti, che vengono attivati molto di più nelle larve allevate nei favi vecchi.

 

Riduzione delle dimensioni delle api

Un altro effetto negativo legato all'uso dei favi vecchi è il minor sviluppo fisico delle api, dovuto alla riduzione del volume delle celle.

 

Celle più piccole infatti permettono uno spazio limitato per svilupparsi e soprattutto comportano una riduzione del contenuto di alimenti disponibili per le larve.

 

Il risultato è lo sfarfallamento di api adulte più piccole. Riduzioni di dimensioni sono state osservate sulla larghezza del capo, del torace, dell'addome, della ligula, delle zampe. 

 

In più, oltre ad avere dimensioni più piccole, le api allevate in favi vecchi tendono ad avere anche un peso minore, cosa che poi è direttamente legata da una riduzione dell'attività fisica e dell'aspettativa di vita.

 

Proprio sull'aspettativa di vita uno studio ha misurato una riduzione media di 6 giorni tra api allevate in telaini nuovi, che vivono circa 30 giorni, rispetto ad api che erano nate in telaini di 4 anni, che vivevano in media 24 giorni.

 

Api piccole, celle piccole

Il fatto che le api nate in favi vecchi siano più piccole, porta poi alla costruzione anche di celle nuove più piccole.

 

Le api, infatti, per la costruzione delle celle utilizzano le dimensioni del loro corpo, in particolare delle zampe, come strumento di misura

 

Quindi api piccole tendono a costruire celle piccole, in un andamento che tende a diventare una sorta di circolo vizioso.

 

Riduzione della forza e della produttività dell'alveare

La nascita di molte api di dimensioni più piccole e con un'aspettativa di vita più bassa tende ad far diminuire più rapidamente la popolazione e quindi la forza degli alveari.

 

Inoltre, è stato notato che nei favi vecchi, a parità di superficie e di celle disponibili, la quantità di covata opercolata e la sopravvivenza della covata stessa tendono a diminuire sensibilmente.

 

In osservazioni fatte sempre su Apis mellifera carnica, la superficie di covata opercolata passa da 3722 centimetri quadrati il primo anno a 3698 centimetri quadrati il secondo, a 2985 centimetri quadrati il terzo e a 2413 centimetri quadrati il quarto anno; una riduzione oltre il 35% di superficie opercolata in 4 anni.

 

Il tasso di sopravvivenza della covata invece andava dal 74% il primo anno al 72% il quarto.

 

Tutto questo porta ad una maggiore mortalità delle api adulte e ad un numero minore di api nate, cosa che porta ad una riduzione della popolazione dell'alveare.

 

E alveari meno forti sono di per sé anche meno produttivi, anche semplicemente perché ci sono meno api che lavorano.

 

Peggioramento della qualità del miele

L'uso di favi vecchi peggiora anche la qualità del miele, che diventa più viscoso, più aspro e con aromi e odori anomali.

 

Questo potrebbe preoccupare meno gli apicoltori, dal momento che il miele dei favi di covata non si usa come prodotto da invasettare e vendere, anche se spesso le api possono trasferire il miele dei favi di covata nei melari.

 

Il problema principale però, anche in questo caso, è per le api e quindi per l'alveare, perché è stato osservato che nei favi vecchi aumenta anche il contenuto di idrossimetilfurfurale del miele, una sostanza che è indesiderata nel miele da commercializzare, ma soprattutto che è dannosa per le api stesse.

 

Quindi i telaini vecchi non sono consigliabili da usare nemmeno come telaini per le scorte alimentari degli alveari.

 

E in tutto questo bisogna osservare che l'articolo pubblicato dai ricercatori cinesi non prende in considerazione la presenza e il potenziale e probabile accumulo di patogeni nei favi vecchi.

 

In conclusione, questo lavoro conferma con dati e misurazioni dettagliate l'importanza di sostituire periodicamente i telaini, una sostituzione che, come riportano anche i vecchi manuali di apicoltura, va fatta in modo tale che nell'alveare non ci siano possibilmente telaini più vecchi di tre anni.