Se non c'è redditività non c'è futuro. Non si può investire per innovare, non si può puntare sui giovani.

Così ha esordito Pietro D'Angeli, neopresidente di Assica, l'associazione delle industrie di trasformazione delle carni, nel presentarsi agli associati in occasione dell'assemblea che lo ha eletto alla presidenza, sino a ieri responsabilità di Ruggero Lenti.

 

Il mondo della trasformazione delle carni, che vuol dire soprattutto salumi e insaccati, è reduce da una "stagione" molto difficile, fatta di costi crescenti e di margini sempre più stretti.

Prima l'emergenza sanitaria dovuta al covid, poi il conflitto che coinvolge l'Ucraina e le conseguenti tensioni sui prezzi dell'energia e dei cereali, infine la spinta inflazionistica, hanno profondamente modificato la fisionomia economica del settore.

 

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Ruggero Lenti, a sinistra, insieme al neopresidente di Assica, Pietro D'Angeli in occasione della recente assemblea dell'associazione

(Fonte: Assica)


Costi alle stelle

Il prezzo dei suini, materia prima per la trasformazione, sono aumentati in misura sensibile, mentre i prezzi del prodotto finale sono rimasti quasi immutati.

Lo ha evidenziato Fabio del Bravo (Ismea) intervenendo all'incontro di Assica.

Un dato per tutti: il prezzo dei suini da macello è cresciuto del 34%, mentre il prezzo del prosciutto di Parma con osso è aumentato del solo 11%.

Prezzo quest'ultimo schiacciato verso il basso sia dalle politiche commerciali della distribuzione organizzata, sia dalla crescente difficoltà del consumatore a far quadrare i conti di casa.

 

Difficile scaricare sul consumatore gli aumenti di costo senza rischiare un ulteriore calo dei consumi, che vedono in crescita solo gli acquisti nelle catene di discount.

In compenso arrivano notizie positive dall'export, che non ha subìto battute d'arresto.

Ma anche in questo segmento la leva del prezzo non può essere spinta oltre, pena una perdita di concorrenzialità rispetto ai competitor internazionali.

 

Le proposte…

Per evitare un aumento dei prezzi al consumo, questa una delle proposte lanciate dall'assemblea di Assica, si dovrebbe intervenire sul regime Iva del prodotto finito.

Oggi è prevista un'imposta del 10%, che potrebbe essere ridotta al 4%, come già avviene per altri prodotti agroalimentari, quali il latte e i latticini.

 

Altro capitolo, è quello dell'accesso al credito, con tassi ulteriormente inaspriti dalle recenti decisione della Bce, la banca centrale europea.

Facile immaginarne l'importanza se si tiene conto dell'immobilizzo di capitale per i lunghi tempi necessari alla stagionatura di salumi e insaccati.

Non meno importante il supporto sul fronte dell'export, come pure la tutela dalle imitazioni o dall'utilizzo improprio di termini che evocano la carne in prodotti vegetali.

 

…e le risposte

Sul tema dell'export è intervenuto Matteo Zoppas (Agenzia Ice) dichiarando la disponibilità di questa istituzione per la promozione all'estero nel mettersi a fianco delle aziende di trasformazione per aiutarle nel percorso verso i mercati stranieri.

La difesa dei nostri prodotti troverà poi risposta nel disegno di legge sul made in Italy anticipato in occasione dell'assemblea di Assica dal ministro delle Imprese, Adolfo Urso.

 

Nel frattempo il mondo della trasformazione delle carni sta impegnandosi attivamente sul fronte della sostenibilità, ed è sempre più frequente incontrare aziende nelle quali sia presente la certificazione ambientale, come ha messo in evidenza la ricerca illustrata da Marco Frey (Università Sant'Anna di Pisa).


Attenti alla peste

Ma su tutto il settore pesa l'incognita della peste suina africana, per ora relegato alla popolazione di cinghiali selvatici, ma che dalla Liguria e dal Piemonte, dove è comparsa a inizio dello scorso anno, va espandendosi ad altre regioni.

Dopo il Lazio sono arrivate conferme di focolai in Campania e Calabria, allargando la minaccia agli allevamenti di suini.

 

Se il virus dovesse superare le barriere di biosicurezza attuate negli allevamenti, le conseguenze, come più volte anche AgroNotizie ha ricordato, sarebbero devastanti.

Basti pensare al blocco delle esportazioni, all'abbattimento di migliaia di suini e alla riduzione delle attività di allevamento e di trasformazione.


Ci vorrà tempo

Gli appelli di Assica non sono rimasti inascoltati.

In Commissione Agricoltura della Camera, ha ricordato Mirco Carloni che ne è il presidente, si voterà presto una risoluzione per dare strumenti più efficaci al Commissario straordinario per l'emergenza peste suina africana, Vincenzo Caputo.

 

Ma a sua volta il Commissario ha tenuto a precisare che il problema non si risolverà in fretta e richiederà almeno tre anni.

Non resta che augurarsi che le misure di biosicurezza attuate negli allevamenti siano sufficienti a evitare la catastrofe.