Sono preoccupanti i segnali che arrivano dal mercato dei suini. Il prezzo dei capi pesanti è sceso prepotentemente e il costo delle materie prime per l'alimentazione, mais in particolare, è in crescita.

Gli allevamenti devono così fare i conti con un brusco calo della redditività.
E' in sintesi quanto emerge dalle analisi mensili del Crefis, il centro di ricerche economiche dell'Università Cattolica di Piacenza, diretto da Gabriele Canali.


Male gli allevamenti...

Ma vediamo in dettaglio i dati diffusi dal Crefis, a iniziare dalla redditività degli allevamenti, che segna un meno 8,4% rispetto ad aprile (dato congiunturale) e, particolarmente preoccupante, -13,3% rispetto a maggio 2017 (dato tendenziale).

Significativo il crollo del mercato dei suini pesanti. A maggio, il prezzo medio mensile dei capi pesanti da macello è sceso a Modena a 1,371 euro/kg, in calo del 7,6% rispetto ad aprile e del 17,2% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso.

E dopo mesi di mercato tonico, scendono a maggio anche le quotazioni dei suini da allevamento. In particolare, per i capi di 30 kg, la variazione congiunturale registrata alla Cun è stata pari a -6,4%; per un prezzo fissato a 3,557 euro/kg.


...e bene i macelli

Una situazione migliore si registra a maggio per la fase di macellazione.
Cresce infatti la redditività, con l'indice Crefis che mostra un +4,5% a livello congiunturale e un +14,1% a livello tendenziale.

La ragione di questa dinamica positiva è tutta da ascriversi all'andamento favorevole dei costi per l'acquisto dei suini da macello; mentre dal lato dei ricavi va segnalato un mercato dei tagli freschi in negativo.
Scendono infatti a maggio i prezzi delle cosce fresche pesanti per crudo tipico, che alla Cun hanno quotato 4,580 euro/kg, ovvero il 4,7% in meno rispetto ad aprile; mentre il prezzo della coscia destinata a crudo generico è calato a 3,622 euro/Kg (-2,4% su base congiunturale).

Tutte negative le variazioni tendenziali. Scendono, sempre a maggio, anche i prezzi dei lombi: il taglio Modena ha quotato 3,060 euro/kg alla borsa merci di Modena per un -3,2% su aprile; la variazione tendenziale è stata però positiva (+2,9%).
 

Prosciutti, vince il generico

L'industria della stagionatura dei prosciutti mostra a maggio un andamento nettamente differenziato a seconda che si tratti della filiera Dop o di quella del prodotto generico.
Il calo delle quotazioni dei prosciutti tutelati (-1,7% su base congiunturale e -6% su base tendenziale, per un dato di 9,730 euro/kg) ha spinto verso il basso la redditività delle produzioni tipiche.
Andamento opposto, invece, si è registrato per le produzioni generiche per le quali la remuneratività cresce a maggio rispetto al mese precedente.

Ma vediamo i numeri. Nel corso dell'ultimo mese, in termini congiunturali, la redditività del Prosciutto di Parma Dop pesante è peggiorata dell'1,7%; per i prosciutti generici pesanti invece è salita del 2,4%.
Rimanendo in tema di redditività, impressiona il valore tendenziale della stagionatura dei Dop: -20,2%; peraltro anche per i prodotti non tutelati pesanti la variazione risulta negativa: -2,4%.

Pur rimanendo positivo, scende così anche a maggio (portandosi a +12%) il differenziale di redditività tra la stagionatura di prosciutti Dop e generici pesanti; mentre lo stesso gap è fortemente negativo (-15,7%) nel caso dei prosciutti leggeri.