"Nel giro di tre anni avremo i modelli pronti per la prima generazione di tori bufalini genomici, frutto di un forte impulso alla ricerca applicata. Perché il futuro della zootecnia si avrà solo con animali che producono di più, ma che allo stesso tempo mostrano una forte attenzione all’ambiente, alla sostenibilità e alla salubrità". Lo ha detto Riccardo Negrini, direttore tecnico dell’Associazione italiana allevatori, intervenendo alla seconda tappa del roadshow di Fieragricola che si è tenuta lo scorso 16 ottobre durante il Salone dell’industria casearia di Pastorano (Caserta).
L’incontro, partecipato non soltanto da allevatori, ma anche dagli studenti della Facoltà di Veterinaria e Scienza delle produzioni animali dell’Università di Napoli, si è focalizzato sulla rassegna di Veronafiere dedicata al comparto primario (da mercoledì 3 a sabato 6 febbraio 2016) e sulle sfide dell’allevamento zootecnico, a partire dalla bufala.

Il territorio campano, in particolare, si caratterizza fortemente per l’allevamento delle bufale, il cui latte confluisce nella produzione della mozzarella di bufala campana Dop, quarto formaggio a Denominazione d’origine italiano per volumi, con 38.068 tonnellate prodotte nel 2014, il 2,04% in più rispetto al 2013 (fonte: Clal). Davanti, nel made in Italy lattiero caseario, ci sono solamente Grana Padano (184.964 tonnellate), Parmigiano-Reggiano (132.684 tonnellate) e Gorgonzola (53.322 tonnellate).
"La filiera della bufala vede operare 1.161 allevatori, 101 caseifici Dop, 236 caseifici non Dop, 15 intermediari non Dop e occupa, complessivamente, oltre 15mila addetti ha ricordato Antonio Limone, commissario dell’Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno –. Il futuro sarà sempre più di quegli allevatori che si orienteranno alla qualità, che passa inevitabilmente attraverso il benessere animale nelle stalle e l’etichettatura, per informare il consumatore. La storia della Terra dei fuochi ha arrecato danni al sistema per 100 milioni di euro".

Un domani dunque all’insegna della genomica e di controlli più completi e veloci, grazie all’impegno dell’Associazione regionale degli allevatori della Campania e delprogetto Si@lleva, illustrato dal direttore dell’Arac, Maurizio De Renzis. "Si tratta in particolare di un software per la gestione dei dati delle aziende zootecniche – ha specificato – che facilita l’assistenza tecnica zootecnica e veterinaria e permette sia di raccogliere informazioni su scala nazionale, che realizzare controlli periodici, grazie ad un archivio che degli animali registra i parti, le immatricolazioni, la produzione di latte, le fecondazioni, gli ingressi e le uscite in stalla, gli aborti, le diagnosi di gravidanza, la razione alimentare, i trattamenti sanitari e molto altro".

In uno scenario che porterà, come ha precisato il professor Giuseppe Campanile, dell’Università di Napoli (Veterinaria e Produzioni animali) a "produrre in maniera sempre più efficiente", l’immediato futuro si chiama Fieragricola, che a Verona dal 3 al 6 febbraio metterà al centro dell’agricoltura la zootecnia e le energie da fonti rinnovabili, senza dimenticare la meccanica, i servizi, i saloni del vigneto e frutteto e i mezzi tecnici. Con l’obiettivo di dar voce ai territori e agli allevatori italiani, Veronafiere ha potenziato notevolmente il segmento zootecnico, grazie ad un’esposizione di oltre 600 animali da reddito, una mostra internazionale della razza Holstein e il confronto nazionale della Bruna.