Va benissimo il protocollo sottoscritto nei giorni scorsi all’Expo dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina e dalla grande distribuzione organizzata per valorizzare i prodotti Dop e Igp sugli scaffali dei punti vendita, ma la filiera suinicola italiana deve interrogarsi sul proprio futuro e su quale ruolo assegnare alle produzioni a denominazione d’origine, a partire dai prosciutti di Parma e San Daniele”.

Parla “col cuore in mano” e con una forte preoccupazione per il futuro del settore Andrea Cristini, presidente dell’Associazione nazionale allevatori di suini (Anas). “Di accordi, intese, protocolli sono piedi gli armadi in Italia – attacca Cristini – mentre gli altri Paesi affrontano la crisi a viso aperto e con azioni concrete. Il caso francese di questi giorni è emblematico”.

A seguito di una forte protesta degli allevatori, che hanno operato controlli sugli scaffali della Gdo per verificare se effettivamente la carne di maiale indicata come francese lo fosse davvero, in Francia è stato raggiunto un accordo fra i produttori e le catene di distribuzione Intermarché e Leclerc per sostenere il prezzo delle carni suine fresche nazionali.
Due le strategie adottate. Intermarché ha deciso di aumentare il prezzo settimanale di acquisto di 5 centesimi al chilo, fino a quando non si sarà raggiunto un prezzo vicino a 1,40 euro/kg, mentre il gruppo Leclerc ha aumentato direttamente a 1,40 euro al chilo gli acquisti delle carni, impegnandosi ad acquistare prodotto made in France, a prescindere dalle differenze do quotazioni con gli altri mercati europei.
Sono andati ben oltre l’accordo per dare visibilità alle Dop, hanno capito che era necessario dare la precedenza al suino nato, allevato e macellato nel loro Paese e hanno siglato l’intesa davanti al ministro dell’Agricoltura Le Foll”, dice Cristini.

Inoltre, il governo francese ha limitato fortemente le promozioni sui prezzi, limitandole esclusivamente a due mesi all’anno, prestabiliti in calendario: gennaio e settembre. Il decreto è stato pubblicato pochi giorni fa e prevede che “al di fuori dei periodi di inizio anno e di fine estate, non potranno più essere realizzate operazioni promozionali che evidenzino prezzi inferiori a 50% del prezzo medio fuori promozione del mese precedente”.
Oggi, infatti, anche in Francia la maggior parte delle carni suine fresche è venduta a prezzi stracciati, al punto che si vogliono evitare un susseguirsi di offerte promozionali che vanno a penalizzare il mercato.

Presidente Cristini, la situazione in Italia qual è?
Immobilismo desolante. La Cun, che era il riferimento per la formazione del prezzo dei suini, in questo periodo è congelata e non si vedono margini per una ripartenza a breve. Dalle dichiarazioni di Obama possiamo intuire che le sanzioni alla Russia da parte dell’Unione europea saranno confermate, le produzioni made in Italy di qualità sono indicizzate sui prezzi esteri, la situazione è veramente drammatica. Di fatto assistiamo a scrofaie che chiudono, lattonzoli che rimangono invenduti, suini grassi pagati al di sotto dei costi di produzione”.

L’idea di un tavolo di filiera?
Disponibilissimi già da oggi. Ma bisogna capire qual è la volontà della filiera, se si vuole discutere di progetti. Senza alcuna idea non so quanto possa contare un tavolo interprofessionale”.

Cosa dovrebbero fare gli allevatori?
Capire che allevare e caricare maiali è insufficiente. Il mondo è cambiato e serve un’adeguata apertura mentale di conseguenza. Bisogna valorizzare il prodotto, magari seguendo la strada dell’aggregazione che il latte ha già battuto 50 anni fa con le cooperative”.

La suinicoltura è così indietro?
Le organizzazioni di produttori ci sono già, i mangimifici cooperativi anche e anche i macelli cooperativi. Bisogna valorizzare il prodotto”.

Come?
Arrivando a vendere il prosciutto Dop già affettato a 55 euro al chilogrammo, come fa la Gdo. In quel caso i margini di guadagno ci sono”.

Spesso, dalle analisi di Crefis, il prosciutto tipico “ripaga” meno rispetto al generico. Cosa suggerisce di fare?
Bisogna che la filiera si interroghi se la Dop è ancora efficace ed è la giusta strategia per la filiera italiana. Se la risposta è affermativa, bisogna lavorare insieme per valorizzare i prosciutti tipici. Se così non fosse, dobbiamo prendere atto che l’alternativa è diventare importatori di lattoni”.

Se invece si decide che la strada corretta è il prosciutto Dop?
Servono regole chiare per tutti”.

Tipo?
Le regole si scrivono insieme, poi però si rispettano”.

Perché, adesso non si rispettano?
Diciamo che ci sono aspetti di tolleranza che non fanno bene alla filiera. E senza un tornaconto adeguato, non ha senso produrre con i costi delle Dop e vendere col prezzo del generico. Per questo mi attendo di sapere se la filiera pensa che le dop siano ancora un pilastro”.

Che cosa si aspetta dai vertici dei Prosciutti di Parma e San Daniele?
A loro gli allevatori chiedono indicazioni precise, perché se lasciamo che sia solo la classificazione delle carcasse a dire se una coscia è idonea o no a diventare prosciutto Dop, allora è la macchina che decide il rating, ma non credo avremo un futuro felice davanti”.

Un tavolo interprofessionale solo del Nord potrebbe essere una soluzione?
Certo. Ma lo si faccia subito. Potrebbe essere punto di partenza per andare dal ministro con i numeri della suinicoltura del Nord, che è dove si concentra maggiormente il settore”.

La strada è quella della Francia?
Sì, certo. Ma non è l’unico Paese che si è mosso. La Spagna, 7-8 anni fa, era nelle nostre stesse condizioni, eppure la filiera suinicola iberica ha avuto il coraggio di decidere, di individuare le strategie, i canali, i mercati. In Germania si è deciso di sostenere i produttori sulla base del benessere animale. Per Olanda e Danimarca la suinicoltura una delle prime voci dell’export agroalimentare. Noi invece non siamo nemmeno in grado di sfruttare pienamente l’opportunità di Expo. E se l’embargo russo, come appunto sembra, continuerà, noi cosa faremo? Perché arriverà il momento in cui lo stoccaggio delle carni sarà insufficiente e ci ritroveremo con tonnellate di carne suine da collocare sul mercato”.